Massima di vita

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Saturday, August 28, 2010

Hypnos 69 - Legacy





















Hypnos 69 - Legacy (2010)
Elektrohasch (eh145)

Gli Hypnos 69 sono una band che proviene da Diest in Belgio. Attivi sin dal 1994 hanno pubblicato cinque album e diversi ep, nonché un paio di split con i tedeschi Colour Haze e gli svizzeri Monkey 3. Band sostanzialmente votata ad un piacevole progressive condito con psychedelia che andremo ad analizzare nella loro ultima espressione del 2010, vale a dire l'album 'Legacy'.
Il platter consta di sette brani di cui 3 che superano i dieci minuti. Si parte con 'Requiem (for a Dying Creed)' che apre con andamento tipico da jam progressiva/psichedelica. Chitarre e tastiera doppiano il tema portante che offre la possibilità alla voce di Steve Houtmeyers di poter confermare le prime impressioni psicoprogressive. Diversi stacchi sottolineati dalle tastiere addolciscono il brano fino ad un solo di chitarra che a sua volta porta ad un cambio tempo/atmosfera ancora più rilassata con arpeggi e linee di flauto a la King Crimson. Intervengono quindi delle voci di sottofondo ed ancora un sax di crimsoniana memoria (così come l'accompagnamento di batteria). Siamo così giunti al minuto 8:00 senza particolare fatica. Non particolarmente felici i soli di chitarra leggermente incerti nei passaggi più distorti. La song ritorna sul tema principale, non brutto, ma mai eccessivamente coinvolgente o sopra le righe. Il basso e le tastiere hanno sempre un sapore vintage che dopo il minuto 12 accompagnano un bel lavoro di voci, caldo e rilassante. Il pezzo corre così tra soli di chitarra e sottolineature di synth vari fino alla fine del pezzo.
'An Aerial Architect' potrebbe essere un bel pezzo dei King Crimson in tutto e per tutto. Provare per credere. Bella la parte centrale con venature space dove la solita chitarra, questa volta con un suon più tondo, descrive soli e temi rilassanti e piacevoli con arrangiamento ora più rock ora più progressive. Il beat ed il mood dei due pezzi rimane quasi identico. 'My Journey to the Stars' inizia non discostandosi dal feel appena ascoltato. Accordi diminuiti funzionano da bridge per atmosfere più liquide, piacevole la voce ma la sostanza non cambia, anche con una interessante chiusura space, i King Crimson sono sempre dietro l'angolo...'The Sad Destiny we lament' non dovrebbe rendere difficile la comprensione del feel al lettore e all'ascoltatore. Soffici atmosfere Moog percorrono il tempo di una chitarra acustica su un 6/8 che 'rallenta' ancora di più la sensazione del pezzo. Un costante colore grigio e dimesso, con corredo di synth a tappeto, trascinano la song in territori morfinoidi. 'The Empty Hourglass' rinnova il ritmo del cd ma non offre sostanzialmente una nuova sensazione, un nuovo feel. Anzi, alcuni passaggi di chitarra sembrano identici ad altri già ascoltati nei brani precedenti, anche perché i King Crimson insistono prepotentemente col risultato di ripetere stilemi stantii già al quinto pezzo. 'Jerusalem', stranamante, inizia piacevolmente con un incedere maggiormente pacato e psichedelico. Nella seconda metà, invece il pezzo s'accende con chitarre rock e sax 'storto' e sofferto, sino ad un pre-finale crimsoniano che ci aspettavamo... The Great Work' chiude l'album con i suoi quasi 19 minuti a coronamento di un album dai toni molto pacati, spesso prolisso e non certo dotato di personalità. Quest'ultimo pezzo forse è il migliore per il risultato finale, anche se il marchio è quello che corre dall'inizio. Forse, tenendo quest'ultimo e variando alcuni dei pezzi che precedono l'album ne avrebbe guadagnato in personalità. Il mood del platter è quasi sempre identico a se stesso, l'esecuzione non è sempre impeccabile e la scelta degli arrangiamenti è troppo sentita. Album non deprecabile, ma poggia su stilemi e costrutti che hanno fatto la fortuna di altri.

The Hypnos 69 are a band from Diest in Belgium. Active since 1994 have released five albums and several EPs and a pair of split with the German Coloue haze and the Swiss Monkey 3. Band basically voted to a nice progressive seasoned with psychedelia that we analyze in their last expression of 2010, that is the album named 'Legacy'. The platter consists of seven tracks including 3 that exceed ten minutes.
It starts with 'Requiem (For A Dying Creed)' which opens with a typical pattern
of a progressive-psychedelic jam. Guitars and keyboards rounding the main theme that offers the opportunity to Steve Houtmeyers's voice to confirm the first psychoprogresive impressions. Several breaks underlined by keyboards soften the song up to a guitar solo, which in turn leads to a time change/atmosphere more relaxed lines with arpeggios and flute lines a la King Crimson. Then background spoken vocals step in and even a sax of crimsony memory (as well as the accompaniment of the drums). This brings us to 8:00 minutes without particular effort. Guitar solos are not particularly lucky, just slightly uncertain in most distorted passages. The song returns to the main theme, not bad, but never overly exciting or over the top. The bass and keyboards have always a vintage flavour that after 12 minutes attend a nice job of voices, warm and relaxing. So the piece runs among guitar solos and synth licks that all emphase up to the end of the piece.
'An Aerial Architect' could be a nice piece of King Crimson in every way.
The proof of the pudding is in the eating. Nice is the central part with space flavour where the usual guitar, this time with a more round sound, describes solos and themes by a relaxing and pleasant arrangement, now more rock now more progressive. The beat and the mood of the two pieces is almost identical. 'My Journey to the Stars' begins not unlike the feel just heard. Diminished chords act as a bridge work to most liquid atmosphere, pleasant is the voice but the substance does not change, even with an interesting space ending, the King Crimson is always around the corner ...
'The Sad Destiny we Lament' should not make it difficult to understand the feel of the reader and the listener. Soft Moog atmospheres travel the strumming of an acoustic guitar on a 6/8 that 'slows' even more the feeling of the piece. A constant gray and discharged, accompanied by synth sweep, drag the song into morphined territories. 'The Empty Hourglass' renews the rhythm of the CD but substantially does not offer a new sensation, a new feel. Indeed, certain passages of guitar seem identical to others already heard in previous tracks, also because King Crimson insist forcefully with the result of repeating stale styles already at the fifth piece. 'Jerusalem', weirdly, nicely begins with a beat much more calm and psychedelic. In the second half it turns with rock guitars and twisted and suffered sax up to a crimsony pre-final we expected ...

'The Great Work'closes the album with its almost 19 minutes as fulfilment of a very placid album, often verbose and surely not having an its own personality . This last song is perhaps the best, even if the mark is one that runs from the beginning. May be taking this last one and changing some of the pieces before the album would have earned in personality. The mood of the platter is almost always identical to itself, the performance is not always impeccable and the choice of arrangements is too much heard yet. Albums not deplorable, but based on stylistic elements and constructs that have made the fortune of others.

Tracklist

1. Requiem (for a Dying Creed) 17:51
I - Within This Spell
II- Visions / Within This Spell (Reprise)
III - A Requiem for You
2. An Aerial Architect 06:47
3. My Journey to the Stars 06:53
4. The Sad Destiny We Lament 04:57
5. The Empty Hourglass 10:48
6. Jerusalem 06:52
7. The Great Work 18:27
I - Nigredo
II - Albedo
III - Citrinitas
IV - Rubedo

65/100




2 comments:

  1. Uno degli albun più intereessanti degli ultimi anni

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  2. Sicuramente non è male, ma da qui a dire che è uno dei più interessanti degli ultimi anni ce ne corre. Poi, per carità, tutti i gusti sono rispettabili, a patto che si riconosca il loro aspetto derivativo.
    DC

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