Massima di vita

Il giudizio e le recensioni qui riportate, pur nel tentativo di essere obiettivi, risentono del gusto e dell'esperienza di chi scrive.
Judgment and reviews given here, while trying to be objective, are affected by the taste and experience of the writer.


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Wednesday, July 27, 2011

Black Land - Extreme Heavy Psych (2010)




















Gruppo romano che si può considerare una costola dei più noti Doomriser. Il platter fornisce immediatamente la distanza dai vari progetti che lo hanno preceduto pur mantenendo sia aspetti doom che vaghe sonorità stoner, questo ci regala Psych No.1, insieme a stralci hardcore, in alcuni passaggi accelerati e nella voce. Non manca un accenno ad una sorta di heavy psych nel solo di chitarra. Anche il secondo pezzo presenta aspetti doom, tipo Saint Vitus con voce mezzo punk/doom e chitarre più heavy metal. Niente di nuovo sotto il sole. Life and Death presenta chitarre più 'grasse', quasi stoner metal, ma la voce insiste su modalità che sembrano scollegate da qualsiasi aria prodotta dal resto del gruppo. Le variazioni dinamiche presenti nel pezzo non riescono a rendere giustizia allo sforzo, presumibilmente, profuso. Drowning Deeply più o meno è sulla stessa strada. Una chitarra acustica introduce R 'n R Bite che presenta un mood piacevole e quasi rock and roll scanzonato, con variazioni di tempo che la rendono un poco più interessante del solito. Holy Weed of the Cosmos sembra invece un intermezzo più space, forse il migliore pezzo fin'ora, il più corto dell'album, dove la chitarra finale non sembra gradire il feel prodotto dallastessa song. Solite cose simil doom in Holy Weed of the Cosmos. Victims of the Cast rimanda a Black Wizard. Disco sostanzialmente che non dice nulla di più di quanto già detto da illustri predecessori dei Black Land. Qualche spunto interessante si può anche scorgere nel platter ma quello che non si comprende è la scelta stilistica della voce, veramente in un altro mondo.

Roman band that can be considered an offshoot of the better known Doomriser. The platter provide immediately the gap from the various projects that preceded it while keeping both doom aspects and vague stoner sounds , it gives us Psych No.1, along with excerpts from hardcore, in some speed-up passages of the voice. There's also a hint of heavy psych in the guitar solo. The second track presents doom aspects, Saint Vitus type voice half punk / doom and heavy metal guitars. Nothing new under the sun. Life and Death has more 'fat' guitars, almost stoner metal, but the voice insists of ways that seem disconnected from any air produced by the rest of the group. The dynamic changes in the workpiece can not do justice to the effort, presumably, profuse. Deeply Drowning is more or less the same way. An acoustic guitar introduces R 'n R Bite that has a pleasant mood and almost light-hearted rock and roll, with tempo changes that makes it a little more interesting than usual. Holy Weed of the Cosmos seems an more space intermission, perhaps the best track so far, the shortest of the album where the guitar does not seem to like the feel of the final product from the same song. Usual things doom-like in Holy Weed of the Cosmos. Victims of the Cast refers to Black Wizard. Disc that essentially says nothing more than what has been said by eminent predecessors of the Black Land. You can also find something interesting in the platter but what is not understood is the stylistic choice of voice, really in another world.

Tracklist

1 Psych No.1
2 Black Wizard
3 Life and Death
4 Drowning Deeply
5 R 'n R Bite
6 Holy Weed of the Cosmos
7 From the Black to the Rainbow
8 Victims of the Cast

55/100

Manthra Dei - Manthra Dei ep (2010)






















I Manthra Dei provengono dal bresciano e ci propongono due lunghe cavalcate psichedeliche, come se avessero registrato 35 anni addietro. Psychedelia in chiave pentatonale senza compromessi di sorta. Il primo pezzo, Der Waldgung dura circa 18 minuti durante i quali la song presenta varie sfaccettature, prima più heavy, poi più ritmate dove il basso suona con un piacevole feel seventies, anche se a volte in modo approssimativo e ripetitivo. Al di sopra del tessuto intrecciato dalla base ritmica la chitarra lavora continuamente come a produrre un discorso ininterrotto ma già sentito. Dimenticavo di accennare che la band non ha una voce, i pezzi sono strumentali. Durante lo svolgimento del pezzo gli strumenti appaiono slegati tra loro, incerti sul tempo e sulla sua divisione anche se il feel prodotto non è così male. Verso il 12mo minuto la song si adagia ad un rilassamento con interventi space ormai divenuti qualsi un super-classico tra le band che respirano queste arie. Il secondo pezzo, The Mute Machine apre con una chitarra in versione wha seventies come ne abbiamo sentite 14 mila. Dopo un minuto la song, che ricalca sostanzialmente gli stilemi già incontrati nella precedente, sembra già finita, invece dura oltre i 18 minuti. In sostanza, oltre 30 minuti di musica piacevole, trita e ritrita, suonata con eccessiva approssimazione (e con una qualità di produzione da rivedere) che non porta da nessuna parte, a differenza di quello che invece succede con gli svedesi Hills, ad esempio.
The Manthra Dei coming from Brescia propose two long psychedelic rides, as if they had recorded 35 years ago. Psychedelia in pentatonickey without any compromises. The first piece, Der Waldgung takes about 18 minutes during which the song has several facets, the first heavier, more rhythmic, where the bass plays with a nice seventies feel, even if roughly and sometimes repetitive. On the woven established by the drums and bass the guitar is continuously working to produce a uninterrupted but heard yet speech . I forgot to mention that the band does not have a voice, the songs are instrumental. During the course of the piece the instruments appear unrelated to each other, uncertain about time and its division even if the product does not feel so bad. Towards the 12th minute, the song settles to a relaxation with space interventions that have become a super-classic among bands that breathe this air. The second piece, The Mute Machine opens with a seventies guitar wah as we have heard 14k. After a minute the song, which essentially corresponds to the styles already met in the previous track, seems to be over, but lasts over 18 minutes. In essence, over 30 minutes of nice music, hackneyed, played with excessive approximation (and with a quality of production to check) that do not lead anywhere, despite what happens with the swedish Hills, for example.
Tracklist

1 Der Waldgung
2 The Mute Machine


50/100

Tuesday, July 26, 2011

Void Generator - Collision ep (2011)






















Void Generator - Collision ep (2011)
Phonosphera Records ph03
In assenza di recensioni e/o spiegazioni sul sito della phonosphera, prendo il cd sulla fiducia, visti i precedenti risultati dei romani Void Generator. L'ep si compone di due pezzi che sembrano ricalcare la durata del loro eccellente predecessore Phantom Hell, e comincio ad immaginare le cavalcate psichedeliche che mi aspettano...Mi ritrovo invece per le mani un disco diverso dal precedente, sempre space, meno rock ma più basato sull'improvvisazione. Apre l'ep con 'Stretched Sunlight', una lunga cavalcata che muove da un'aria orientaleggiante con tampura ed armonium in evidenza. Seguono delle tablas che segnano un ritmo sottolineato da un basso cupissimo e sopra ai quali vari strumenti si imbizzariscono a vario titolo. Chitarre 'out', clarinetto nervoso, pianoforte da jazz moderno. A dispetto della lunghezza del pezzo, questo si rinnova ad ogni personale intervento dei vari musicisti che accompagnano il quartetto base dei Void Generator. Synth, rumori ed effetti vari crescono fino ad una sorta di svolta rock inaspettata che chiude con un solo di chitarra da antologia. Il fade out è un gioiello da non perdere. Il secondo pezzo, Collision, è invece un live completamente improvvisato su groove space/psychedelico che rimanda a qualcosa di avanguardia tipico dei seventies, con vari movimenti dinamici. Un plauso ai Void che hanno il coraggio di pubblicare qualcosa suonato dal vivo, loro se lo possono permettere. Serie limitata per i non oltranzisti.
Without any review and/or explanation at the site of phonosphera, I take my CDs on trust, given the previousresults of the roman Void Generator. The ep consists of two pieces that seem to trace the length of their great predecessor Phantom Hell, and I begin to imagine the psychedelic ride waiting for me ... but I find myself on a different disc from the previous one, more space, less rock but more based on improvisation. The ep opens with 'Stretched Sunlight', a long ride that starts with an oriental tampura and harmonium mood in your face. Some tablas following marking a rhythm that are underlined by a very dark bass guitar, and on which various instruments agitate in various ways. 'Out' guitars, nervous clarinet , modern jazz piano. Despite the length of the song, this is renewed with every personal intervention of the various musicians who accompany the basis quartet of Void Generator. Synth, noises and other effects grow up to a kind of turning point that ended with an unexpected textbook performance rock guitar solo. The fade out is a gem not to be missed. The second track, Collision, is instead a totally improvised live groove of space/psychedelic edge that points to something typical of the seventies, with a variety of dynamic movements. A praise to the Void who have the boldness played live, they can afford it. Limited series, not for extremists.
Tracklist
1 Stretched Sunlight
2 Collision (live)






80/100

Sunday, July 24, 2011

Pater Nembrot - Sequoia Seeds (2011)











Pater Nembrot - Sequoia Seeds (2011)

Go Down Records

Belli i Pater Nembrot, penso tra me e me. Ascolto il primo brano e dico: "cazzo, se sono tutti così c'è da divertirsi". Prodotti dalla Go Down i cesenati Giacomo Faedi (bass), Filippo Leonardi (vocals, guitar, synthesizer), Giulio Casoni (drums) fanno sobbalzare al primo ascolto. Invece, purtroppo, con lo scorrere dei brani ci si rende conto che così non è per tutti i pezzi. La sensazione è che la successione dei brani tolga omogeneità al platter. Dalla psychedelia al grunge, accenni stoner e sfumature metal nelle armonizzazioni per terze passando per varie imprecisioni che sinceramente sarebbe stato meglio eliminare in fase di editing. Sequoia segna, da una parte, il punto più tranquillo dell'album, e dall'altra una chiara svolta stilistica, a tratti troppo approssimativa. La successiva 'Once Were Mud' rimanda a certe cose dei Soundgarden lambiti da qualcosa doom. La chitarra non manca quasi mai di pasticciare in fase di frase/solo. Si torna ad atmosfere più soft con Awakening With Curiosity, la voce rimane quasi sempre dietro e sembra, ancora, un Chris Cornell questa volta non male. Ritmo più 'tirato' per Ratla Klim che, però, non lascia il segno. L'album si chiude con la psychedelica No Man's Land. Troppo confusionaria, pare priva di un senso logico. Il solo della chitarra non incide. Poi verso il minuto 7 si accende e regala qualcosa in più. Segue altro solo di chitarra che sembra uscito da un disco differente, il suono appartiene ad altro genere. Troppe cose sconnesse. Eppure qualche idea c'è. Peccato. Due pezzi sono troppo pochi per un disco. Eppure qualcosa c'è...


Pater Nembrot, nice, I think to myself. Listening to the first song and say "fuck, if they are all so good it will be a whole fun." Produced by Go Down Records the guys from Cesena Giacomo Faedi (bass), Filippo Leonardi (vocals, guitar, synthesizer), Giulio Casoni (drums) give me a start at the first listen. Instead, unfortunately, with the passage of the songs you realize that isn't it for all the songs. The feeling is that the sequence of tracks takes off homogeneity the platter. From psychedelia to grunge, stoner hints and metal nuances in the harmonization per thirds through various inaccuracies that sincerely would be better to eliminate during the editing process. Sequoia marks, on the one hand, the quietest point of the album, and the other a clear stylistic turn, sometimes too rough. The next 'Once Were Mud' refers to certain things of Soundagrden brushed by something doomy. The guitar almost never miss a mess during licks or solos. We return to softer atmospheres with Awakening With Curiosity, the voice remains almost always around and seems, again, this time a not bad Chris Cornell. A stronger feel for Ratla Klim which, however, does not leave a mark. The album closes with the psychedelic No Man's Land. Too confusing, seems without a logical sense. The guitar solo is not incisive. Then after the 7th minute the song lights on a bit and gives a little more. Followed by another guitar solo that seems to come from a different disc, the sound belongs to another genre. Too much unrelated things. Yet some ideas there. What a shame. Two pieces are too few for a good platter. There is something yet...

1 The Weaner
2 H.A.A.R.P.
3 Supercell
4 Three Gorges Damn'
5 The River
6 Sequoia
7 Once Were Mud
8 Awakening With Curiosity
9 Ratla Klim
10 No Man's Land


65/100