Massima di vita

Il giudizio e le recensioni qui riportate, pur nel tentativo di essere obiettivi, risentono del gusto e dell'esperienza di chi scrive.
Judgment and reviews given here, while trying to be objective, are affected by the taste and experience of the writer.


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Tuesday, October 31, 2017

Mythic Sunship - Land Between Rivers (2017)




















2017 - El paraiso Records

         I danesi Mythic Sunship, vale a dire F. E. Denning (drums), Emil Thorenfeldt (guitar), Kasper Stougaard Andersen (guitar), Rasmus Cleve Christensen (bass), incidono per la ottima etichetta El Paraiso Records. 
         Questo è il loro quinto full-lenght dal 2010, non male. Stavolta però la El Paraiso toppa, ci aveva abituato troppo bene. 
         Accreditati come l'ennesima Psychedelic / Jam band, i Mythic Sunship con Land Between Rivers ci offrono immediatamente una breve descrizione di chi siano. Approccio strumentale da erba fumata bene ma suonata un po' meno. 
         Bastano le prime battute di Nishapur per comprendere che, tra scordature varie di basso e chitarra, suoni malmessi e tecnica troppo incerta non andremo lontano. 
         Mi chiedo in questo momento perché se sei straniero e suoni così sei bravo, ma se un gruppo italiano si accinge ad una cosa del genere vengono subito etichettati come falliti...di gruppi così in Italia ce ne sono. O per meglio dire, in Italia ci sono jam band che sono molto meglio di costoro, che pure incidono per la El Paraiso, mica una cosetta così. 

         Insomma, non è che il disco faccia schifo, a tratti è anche godibile, ma è veramente troppo poco perché gli si possa tributare una qualche qualità di rilievo.

Disco che può essere tranquillamente tralasciato.


1 Nishapur 15:30
2 High Tide 13:15
3 Silt 6:19

Colour Haze - In Her Garden (2017)




















2017 - Elektrohasch

         Diciamocelo con molta franchezza, piaccia o no i Colour Haze sono stati uno dei pochissimi gruppi ad offrire qualcosa di personale nell'ambito del genere che frequentano e che hanno  frequentato. Poi se piacciano o no è altro affare.

         Se non erro dovrebbe essere il loro dodicesimo full-lenght, mica una barzelletta...
         A fronte di tanto curriculum chissà cosa ci aspetterebbe da un nuovo (marzo 2017) album. Ebbene non aspettatevi nulla di che, anzi...(purtroppo). 
         Che ai Colour Haze debba essere tributata una particolare riconoscenza in questo perpetrare di cloni è cosa che solo l'incompetente potrebbe obiettare, ma dopo tanti album credo sia anche fisiologico un calo creativo, basti pensare ai gruppi più famosi del rock in genere. 
         Fatto sta che i pezzi di In Her Garden scorrono via senza sussulti, senza acme, pur nel loro segno distintivo marchiato Stefan Koglek. 
         Che dire...dispiace ma possiamo solo attendere fiduciosi che la prossima iscita torni ai fasti di  Ewige Blumenkraft (2001), Los Sounds de Krauts (2003), Colour Haze (2004), Tempel (2006), All  (2008)...ma la vedo dura.
Disco che si può tranquillamente tralasciare.

2017 - Elektrohasch

1 Into Her Garden 1:07
2 Black Lilly 6:48
3 Magnolia 5:59
4 Arbores 4:02
5 sdg 1:02
6 Lavatera 5:58
7 Islands 11:05
8 sdg II 1:49
9 Labyrinthe
10 Lotus 7:06
11 sdg III 1:55
12 Skydancer 6:22
13 Skydance 10:23

Tuna de Tierra - Tuna de Tierra (2017)



















2017 - Argonauta Records

         I napoletani Tuna de Tierra, vale a dire Alessio De Cicco: guitar, vocals, Luciano Mirra: bass guitar e Jonathan Maurano: drums, avevano pubblicato un ep nel 2015: 'EPisode I: Pilot'. 
       Avevo ascoltato con interesse quall'ep, mi ricordava qualcosa dei Colour Haze ma aveva qualcosa  di personale. Ricordo che infatti mi era piaciuto, ero incuriosito degli sviluppi della band insomma. 
          Pubblicato in CD per l'italiana Argonauta Records, l'omonimo Tuna de Tierra - purtroppo - non sortisce lo stesso effetto, non trasmette l'idea di un miglioramento. 
         Lo stile nell'insieme rimane più o meno quello ma la produzione invece di progredire regredisce. Una registrazione poco più che casaliga penalizza il disco che rimane godibile, se gradite certe atmosfere da soft psych rock. 
         Rilassate song condite da momenti più hard ma senza esagerare, mood stabile nello scorrere delle composizioni.
         Il disco non fa schifo, si può ascoltare senza sobbalzi, ma perde qualcosa rispetto all'ep del 2015.
         In ogni caso, tra tutti i pezzi preferisco Mountain, ma è solo una questione di gusto personale.


         Mi auguro che in futuro i Tuna de Tierra possano migliorare sicuramente dal punto di vista della produzione, per l'aspetto creativo ho maggiori speranze.  Probabilmente rimango influenzato dal ricordo del loro ep.

         Sulla base del non lontanissimo primo loro ep, secondo me hanno le carte in regola per diventare uno dei gruppi più interessanti del panorama italiano.


Disco da ascoltare...io lo comprerei pure!

1. Slow Burn 02:45   
2. Morning Demon 08:09
3. Out of Time 10:08
4. Long Sabbath's Day 02:07
5. Raise of the Lights 07:09
6. Mountain 07:22
7. Laguna 09:26

Sunday, October 29, 2017

Dead Witches - Ouija (2017)




















2017 - Heavy Psych

         Per quale motivo i sigg. Virginia Monti (vocals), Carl Geary (bass), Mark Greening (drums) e Greg Elk (guitar, -2016) abbiano pubblicato un disco del genere mi è completamente ignoto. 
         Posto che non è la prima volta che l'italiana Heavy Psych Records pubblica porcate del genere, mi domando se ciò dipenda dalla totale incompetenza del produttore o da qualche mazzetta corrisposta...o chessò da prestazioni sessuali di incerta natura...
         Virginia Monti sarebbe la vocalist dei fiorentini Psychedelic Witchcraft i quali avevano già un anno addietro avuto modo di mettere in luce la loro quasi totale incompetenza, ma il disco in questione forse è anche peggio. 
         Non c'è una cosa - dico una - che sia fatta - non dico ad arte - ma almeno in modo decente...   Boh...disco Doom?! Ma neanche potrebbe parlarsi di 'disco' a stretto vedere. 
         Sarei curioso di sapere quante copie ne sono state vendute, mica per niente, per comprendere, da un lato, la forza del marketing, dall'altro l'incompetenza generale...


Disco da dimenticare (in fretta).



A1 Intro 2:27
A2 Dead 6:05
A3 Drawing Down the Moon 5:54
B1 Ouija 5:04
B2 Mind Funeral 5:00
B3 Sometimes Dead Is Better 7:35

Devil Electric - Devil Electric (2017)




















2017 - Kozmik Artifactz

         I Devil Electric vengono da Melbourne, Australia e suonano (loro dicono un rock and roll) una sorta di Heavy Rock sabbathiano. 
         La prima song del debutto omonimo deve molto ai Black Sabbath, ma non costituisce un problema, né per loro, né per chi ascolta. 
         Pierina O'Brien [Pierina !!??] (vocals), Christos Athanasias (guitar), Tom Hulse (bass), Mark Van De Beek (drums) navigano tra un qualcosa di sentito - ovviamente - ma anche qualcosa di personale.

         Il suono della chitarra è molto simile al fuzz di un tempo, voglio dire, il disco non è esasperato nei suoni e quindi si capisce un po' più della media (ormai) cosa facciano i musicanti...

         'Thrilling Vintage-Doom meets Modern-Rock' dicono giustamente quelli di Rolling Stone, qualcuno parla di Stoner Rock (Stoner Rock !??! Haha! Ci risiamo...). Certo...se non fossero esistiti Black Sabbath...

         Un disco piacevole, non un capolavoro, che potete tranquillamente acquistare senza aspettarvi chissà cosa.

Disco buono, l'acquisto dipende dal gusto.

1 Monologue (Where You Once Walked) 5:26
2 Shadowman 2:38
3 Lady Velvet 3:49
4 Acidic Fire 5:07
5 Monolith 1:44
6 The Dove & the Serpent 5:34
7 The Sacred Machine 3:14
8 Lilith 2:15
9 Hypnotica 6:26

Saturday, October 28, 2017

Caronte - Yoni (2017)




















2017- Van Records

         Da Parma nomi altisonanti:
Dorian Bones (vocals), Tony Bones (guitar, backing vocals), Henry Bones (bass), Mike De Chirico (drums), terzo full-kenght 'Yoni'. 
         Bene. 
         Normalmente, le riviste ed i blog (non tutti) prendono gli sghei per fare recensioni, se scrivi una  recensione brutta, l'etichetta gli sghei non te li dà più. La rivista chiude. Io non prendo sghei da  nessuno, e scrivo quel che cazzo voglio. Semplice. 
        Yoni è un tentativo maldestro di un Doom (Doom Metal? Boh...) trito e ritrito, registrato a cazzo, ovvio e senza idee, suonato approssimativamente e prodotto quasi peggio. E potrei continuare. Soprassiedo sui soli di chitarra, sul mix e su qualsiasi altra cosa vi venga in mente. 
         Passi il gruppo, ma come cazzo fa una etichetta a pubblicare una cosa del genere ??!!!

Disco da dimenticare.

1 Abraxas
2 Ecstasy of Hecate
3 Promethean Cult
4 Shamanic Meditation of the Bright Star
5 TOTEM
6 The Moonchild
7 V.I.T.R.I.O.L


Monlord - Rust (2017)




















2017 - RidingEasy

         Göteborg, Sweden 2017: Thomas Jäger (guitar, vocals), Esben Willems (drums), Mika Häkki (bass). Sono i Monolord, 'Rust' è il terzo full lenght del terzetto doom, doom metal? 
         Boh...Doom e qualcosa insomma, tanto con queste etichette facciamo solo confusione, basta guardare in giro le recensioni di uno stesso disco, 14 etichette messe a caso, il più delle volte, e almeno 7/8 opinioni di genere differente. 
         Suono roccioso, al limite dello sludge, voce non straziata, liscia, melodica. 
         Disco super compresso, i piatti della batteria sembrano infatti irreali. 
         Che cosa ha di particolare questo disco? Nulla. A metà del secondo pezzo hai già imparato tutto il disco. 
         Insomma, il lato pop del (doom...doom?) metal.


Disco che può essere tranquillamente ignorato.



1 Where Death Meets the Sea
2 Dear Lucifer
3 Rust
4 Wormland
5 Forgotten Lands
6 At Niceae

Kroh - Pyres ep (2017)




















2017 - Devizes

         Nel 2015 i britannici Kroh avevano pubblicato il singolo 'Precious Bones' fatto di due pezzi. Beh ecco, hanno creato l'etichetta Devizes, hanno pubblicato Altars nel 2016, Pyres adesso e...hanno tradito quanto di buono avevano anticipato. 
       Accreditati come Doom / Occult Rock, il quartetto di Birmingham, pur mantenendo delle somiglianze nell'impostazione del suono, sostanzialmente realizzano canzonette pop, al di là del vestito. 
        Sono deluso, dopo Precious Bones credevo si potesse migliorare (e secondo me lo possono ancora fare) ma far passare una serie di storielle e di icone per bambini paurosi al posto di dischi da pubblicare, questo no...
         Non c'è niente di completamente sbagliato, non è che la realizzazione faccia schifo, ma tra Pyres dei Kroh ed altre 164 mila canzoni horror-pop non passa nulla.

Disco che può tranquillamente essere ignorato.

1 Triumph of Death 2:40
2 Rigor Mortis 4:41
3 Nemertean Girl 5:35
4 Moriah 7:15
5 Despair / Resolve 4:49

Friday, October 27, 2017

Causa Sui - Live in Copenaghen (2017)



















2017 - El Paraiso Records

         Ennesimo lavoro per i danesi Causa Sui che raccolgono una serie di live tenuti a Copenaghen in ben 3 cd o 3 vinili per la El Paraiso Records. 
         Che l'etichetta in questione sia - a mio avviso - tra le migliori in circolazione non è una sorpresa, né il risultato della release in questione. 
         14 brani strumentali la cui esecuzione spazia tra un ovvia jam psychedelica, fiati jazz, sfumature stoner ed aperture più rilassate. 
         Ebbene, ogni volta che escono dischi come questo ci si sente rinfrancati con la musica, almeno così è dato leeggere tra le recensioni in giro. 
         Ora, il disco è sicuramente piacevole, se questo tipo di sonorità fa parte del vostro gusto, ma ogni release va anche confrontata col passato, altrimenti rischiamo di incensare un clone di qualcosa che ha inventato altri. 
         Esistono un milione di dischi suonati e registrati nel passato che surclassano il live dei Causa Sui in questione, non per questo Live in Copenaghen fa schifo, anzi. 
        Il problema è: decidere se sia questo un disco imprescindibile o se la morìa generale della musica rock lo faccia emergere più del dovuto. 

        A voi la decisione.

Disco sopra la media del genere.

Jazzhouse
1.1 Rip Tide 6:38
1.2 The Source 4:42
1.3 The Juice 8:53
1.4 Mondo Buzzo 8:35
1.5 Dawn Passage 9:48
1.6 Eugenie 8:00
1.7 Ju-Ju Blues 10:45

Dragens Hule, Part 1
2.1 Eternal Flow 13:01
2.2 El Paraiso 12:20
2.3 Mireille 7:39
2.4 Portixeddu / Tropic of Capricorn 15:22

Dragens Hule, Part 2
3.1 First Communication 6:30
3.2 Homage 9:28
3.3 Red Valley 10:13
3.4 Euporie 11:58
3.5 A Love Supreme 16:47

Thursday, October 26, 2017

Palylist 2016 - Palylist 2016 - Palylist 2016 - Palylist 2016

PARTICULAR MENTION

Plog - Charon























King Buffalo - Orion




















HONORABLE MENTION

Demonauta - Tierra Del Fuego