Massima di vita

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Monday, August 9, 2010

Starchild - Born Into Eternity











Starchild - Born into Eternity (2006)

Twin Earth Records (TECD 04)


Gli americani Starchild pubblicano il loro secondo lavoro nel 2006 per la Twin Earth Records ed hanno di che rallegrarsene in quanto il presente 'Born Into Eternity' ci consegna un platter sicuramente migliore dell'esordio omonimo del 2003. Mi preme evidenziare immediatamente che - purtroppo - ad oggi, ancora non sia stato dato un seguito a Born Into Eternity perché il margine e le potenzialità per migliorare ancora ci sono tutte. Il disco viaggia sostanzialmente nei territori doom ma con caratteristiche uniche che lo rendono sicuramente appetibile. Oggigiorno, troppo spesso vengono affibbiate etichette 'stoner' ad una pletora di gruppi che poco hanno a che vedere col citato stile. Gli Starchild sono uno di questi. Suonano doom e basta, e suonano doom con una buona dose di personalità, che è invece il principale elemento carente in quasi tutte le produzioni moderne, indipendentemente dallo stile. Il mood che accompagna l'intera release nasce dall'incontro dell'incedere classico del doom, quale la lentezza metronomica dei brani con alcune particolarità che andremo ad analizzare immediatamente. La chitarra risulta 'grande' e non distortissima e mai troppo compressa e - soprattutto - condita incessantemente da un effetto di modulazione (chorus) che tende ad ingrandire il suono (ed allo stesso tempo ad addolcirlo). Posta in una spaziatura stereo piuttosto evidente, tesa ad ottenere un suono più grosso, descrive riff classici e godibili che costituiscono, insieme alla voce perfettamente lamentosa, la colonna portante del cd. La batteria ha invece un curioso suono quasi anni '80, col rullante grande, a fusti lunghi (che ho sempre odiato in gioventù...) il quale conferisce tuttavia una caratteristica particolare al disco in questione. Il basso è volutamente presente e, bisogna dirlo, si produce in un paio di errori sicuramente rimediabili in sede di editing la cui correzione avrebbe addolcito sicuramente il giudizio dell'orecchio più esperto. Il disco presenta dei pezzi acustici che non possono non rimandare ai primissimi Black Sabbath, sempre piacevoli e sui quali avrei indugiato ancora. I soli di chitarra, benché non corrano mai sopra le righe in quanto a fattura ed emozionalità, non sono mai ridondanti o fine a se stessi, come avviene purtroppo nel 90% dei casi odierni. Un disco dove è la canzone a far da padrone, dove la voce regala spunti melodici da non sottovalutare. Bello il primo brano (Bride) condotto da un riff intelligente e godibile, 'Rising Star' ci regala arpeggi di chitarra in stile doom, così il terzo pezzo, 'Love', arricchito da piacevoli fraseggi doom. 'World Without End' potrebbe benissimo essere una ballad acustica dei Sabbath, un piccolo intermezzo di un minuto...'Earthless' ricorda vagamente i Warning di 'Watching From a Distance', e non è poco. 'Bleed' apre con un ritmo in 6/8 che contribusce e sottolineare la lentezza del doom, si sviluppa poi in un giro ossessivo che permette alla voce di tessere le solite buone melodie. Ancora Black Sabbath con 'Eternal Summer', quindi la rilassante e vagamente psichedelica 'Behold' che lascia il passo alla traccia omonima Born Into Eternity per sette minuti di psychodoom di tutto rispetto.
Migliorabile, ma sicuramente un buon album !

Americans Starchild released their second job in 2006 for the Twin Earth Records and, as such, have to be happy because this 'Born Into Eternity' certainly gives us a platter much better than therir previous eponimus from 2003. Immediately we say that we regret that, still has not been followed up further in Born Into Eternity, so far, because the margin and the potential for further improvement are all there. The disc travels substantially in doom territories, but with unique features that make certainly desirable. Today, too often saddled with labels 'stoner' with a plethora of groups with little have to do with the aforementioned style. Starchild are one among these. They just play doom, and do that with a good dose of personality, which is the main element lacking in nearly all modern productions,regardless of the style. The mood that leads the entire release comes from the mix of a classic gait of the doom, as the slowness of the metronome of the songs and some peculiarities that we analyze immediately. The guitar is 'big' but never too much overdrived, never too compressed and - above all - incessantly modulation effect (chorus) seasoned that tends to magnify the sound (and at the same time to sweeten). Placed in a stereo space, rather noticeable, aiming to get a bigger sound, and describes classic riffs that are enjoyable, with the perfectly plaintive voice, the backbone of the CD. Drums have a rather strange sound almost 80 years styled, with big snare and long stems (I always disliked in my youth ...) but that gives a particular feature the disk in question. The bass guitar is deliberately present and, I must say, it produces a couple of mistakes certainly remediable in the editing which would have certainly fixed and softened the assessment of the expert ear. The disc has some accoustic pieces that can not defer to the early Black Sabbath, always pleasant and on which I still would have lingered. Guitar solos never run over the top in terms of invoice and emotional are never are redundant or an end in themselves, as unfortunately happens in 90% of cases today. An album where the song is the master, which gives the melodic voice to be reckoned with. Very nice the first song (Bride) leaded by a clever riffs and enjoyable, 'Rising Star' gives us guitar arpeggios as doom style, so the third piece, 'Love', enriched by beautiful doom licks. 'World Without End' could well be an acoustic ballad of Sabbath, a small interval of a minute ...'Earthless' vaguely reminiscent of the Warnings of 'Watching From A Distance', and is no small matter. 'Bleed' opens with a rhythm in 6/8 contributes and emphasizes the slowness of doom, eventually develops into an obsessive riff that allows the voice to build the usual good lines. Again Black Sabbath with 'Eternal Summer', then the relaxing and vaguely psychedelic 'Behold' that gives way to the title track 'Born Into Eternity' for seven minutes of respectable psychodoom.
Improvable, but definitely a good album!

Tracklist

1. Bride 4:05
2. Rising Star 4:33
3. Love 3:32
4. World Without End 1:04
5. Earthless 5:30
6. Will You 1:42
7. Bleed 4:00
8. Eternal Summer 4:04
9. Behold 4:50
10. Born into Eternity 7:00

73/100




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