Massima di vita

Il giudizio e le recensioni qui riportate, pur nel tentativo di essere obiettivi, risentono del gusto e dell'esperienza di chi scrive.
Judgment and reviews given here, while trying to be objective, are affected by the taste and experience of the writer.


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Tuesday, September 27, 2011

Uncle Acid and the Deadbeats - Blood Lust (2011)



















Uncle Acid and the Deadbeats - Blood Lust
Rise Above Records

Li avevo ascoltati per la prima volta dal sito Chybucca Sounds e mi erano piaciuti parecchio. Immediatamente mi sembrò impossibile che una band del genere non fosse ancora sotto contratto con qulche etichetta, ed infatti ho appreso recentemente che l'inglese Rise Above ne ha pubblicato un vinile in serie limitata, e hanno fatto bene...
Immaginate una atmosfera completamente immersa nel mistero. Non si concoscono neanche i nomi dei tre registi di questo film horror seventies ripescato da una vecchia cantina dello zio, lo Zio Acido, appunto. Uncle Acid (vocals, guitar, organ), Kat (bass), Red (drums) (vi sembrano nomi di battesimo ?!) sono evidentemente 3 scheggiati rimasti incastrati in horror movie italiani underground, basta dare un'occhiata al loro clip su youtube. Sicuramente retrò, anche nella copertina, troppo facilmente vengono liquidati come doom. Un mix di psichedelia (ma quella anni '60, con adiacenze garage), qualcosa dei Witch e - folkloristicamente parlando - di una vecchia band di cui ora non ricordo il nome...Ci sono...gli americani Coven ! Batteria scarna tipo sixties, voci spesso doppiate sempre sixties, ritmo beat. Questo è quello che offre la sorprendente 'I'll Cut You Down', brano d'apertura. Riff semplici, suonati con strumming regolare e sfumature doom (tipiche le armonizzazioni per terze delle chitarre) per la successiva 'Death's Door'. Leggermente più veloce e doom la seguente 'Over & Over Again', sempre doom ma più lenta e cadenzata 'Curse in the Trees' dove la chitarra si incazza in un solo finale che non avremmo immaginato possibile, vista l'ambientazione. Con lo scorrere dei brani ci si rende conto che il 'beat' - forse - rimane sempre troppo simile a se stesso, ma la qualità del songwriting non decade mai. Voce fina, sempre un po' 'dietro' e ritmo che ti invita ad un dolce headbanging. Il riff di 'Ritual Knife' fa immediatamente pensare a qualcosa dei Black Sabbath (provate ad indovinare la song...). Forse, la semplicità dei brani, che costituisce il punto di forza dell'album, è allo stesso tempo il limite stesso, che si manifesta con una ripetitività che si avverte anche in pezzi non troppo lunghi. Bello il pezzo acustico che chiude l'album...anche se dovrete aspettare un poco che si manifesti...tutto normale.

I had heard for the first time at Chybucca site and I liked them a lot. Immediately it seemed impossible that a band like that was unsigned, indeed I recently learned that the Rise Above Records has published a limited edition vinyl, and they have done well ...
Imagine an atmosphere immersed in the mystery. You do not even know the names of the three directors of this seventies horror movie rescued from an old wine cellar of his uncle, Uncle Acid, indeed... Uncle Acid (vocals, guitar, organ), Kat (bass), Red (drums) (first names seem?) are obviously three super-crazy guys stucked in the underground Italian horror movies, just take a look at their clips on youtube. Definitely retro, even on the cover, are too easily dismissed as doom. A mix of psychedelia (the one from '60s, with garage approach), and something of Witch - folklore talking about - of an old band that I can not remember the name ... That's it...the americans Coven! Sixties thin drums type, often dubbed voices always sixties styled, beat rhythm. This is what is offering the amazing 'I'll Cut You Down', the opening track. Simple riff, played with a regular strumming and doom nuance (the typical guitar harmonies in thirds) for the next 'Death's Door'. Slightly faster and doom the following 'Over & Over Again', but slower and more doom lilting 'Curse In The Trees' where the guitar gets angry at othe end that we would not have thought possible, given the setting. With the passing of the songs we realize that the 'beat' - perhaps - remains too close to himself, but the quality of the songwriting is not ruled out ever. Thin voice, always a bit 'behind' and rhythm that invites you to a sweet headbanging. The riff of 'Ritual Knife' is immediately think of something by Black Sabbath (try to guess the song ...). Perhaps the simplicity of the songs, which is the strength of the album, is both its limit, which is manifested by a repetition that is felt even in pieces not too long. Beautiful is the acoustic track that closes the album ... even if you have to wait a while to manifest itself ... completely normal.

Tracklist

1 I'll Cut You Down      5:03
2 Death's Door      7:21
3 Over and Over Again      3:23
4 Curse in the Trees      4:42
5 I'm Here to Kill You     3:43
6 13 Candles     7:05
7 Ritual Knife     6:23
8 Withered Hand of Evil    6:18
9 [untitled]     

77/100

Monday, September 26, 2011

Black Rainbows - Carmina Diabolo (2010)




















Black Rainbows - Carmina Diabolo (2010)
Longfellow Deeds

I Black Rainbows vengono da Roma (nascono da una costola dei Void Generator) e presentano, nel 2010, Carmina Diabolo, registrato per la francese Long Fellow Deeds Records. I tre centurioni ci regalano un  album che, a differenza di molti altri - bisogna dirlo - è suonato bene. Psichedelia Heavy senza troppi 'se' e  troppi 'ma'. Troppo spesso catalogati come stoner, Gabriele Fiori (vocals, guitar), Marco de Masi (bass), Daniele Conti (drums) suonano 10 pezzi che hanno la 'forma canzone' più classica, qualche accenno psych  (vecchia reminescenza dei Void Generator ?), qualche variazione in più, suono non eccessivamente distorto (ci guadagnano in dinamica) e il gioco è fatto. Riff blues incazzati, semplici ma efficaci, soliti interventi da 'solo' di  chitarra, voce incazzata, drumming potente, poche sottolineature da synth (non so da chi suonato). Già dal  terzo pezzo si nota la ripetitività del cliché, suono identico a se stesso. Rock and Roll ad alta tensione. 'What's  in Your Head' inizia più rilassata con atmosfere orientali per poi ricadere nello stile già visto. Il sesto  pezzo, 'Carmen Diablo' ci porta ad atmosfere acustiche con campionamenti e piacevoli arrangiamenti space (mi pare di scorgere un ring modulator...). per il resto, nulla cambia. Leggera sfumatura doom in 'The Witch' ed una piega space nella conclusiva 'Space Kingdom'. Una sorta di album alla Rolling, immobile ma con piccole variazioni, ben fatto ma ultra sentito.


The Black Rainbows comes from Rome (which arise from the rib of the Void Generator) and have, in 2010, with Carmina Diabolo, recorded for the French Long Fellow Deeds Records. The three centurions give us an album that, unlike many others - it must be said - it sounded good. Heavy psychedelia without too many 'if' and too many 'but'. Too often categorized as stoner, Gabriele Fiori (vocals, guitar), Marco de Masi (bass), Daniele Conti (drums) play 10 songs that have the more classical 'song form', some hint of psych (reminiscent of old Void Generator?) , with some variation more, not overly distorted sound (we gain in dynamics) and you're done. Angry blues riff, simple yet effective, usual guitar solos interventions, angry vocals, powerful drumming, just a few synth underscores (do not know who played). Already we see at the third songo the repetitive of the cliché, sound identical to itself. High voltage Rock and Roll. 'What's in Your Head' starts with a more relaxed eastern atmosphere and then fell in the style seen yet. The sixth piece, 'Carmen Diablo' leads us to acoustic atmospheres,  sampling and pleasant space arrangements (I think I see a ring modulator ...). for the rest, nothing changes. Slight doom tinge  in 'The Witch' and a fold  plan in the final 'Space Kingdom'. A sort of album from Rolling, motionless but with slight variations, well-made but ultra heard.

Tracklist

1 Himalaya      4:29
2 Babylon     4:28
3 Under the Sun     3:54
4 What's in Your Head      5:16
5 Bulls & Bones     3:08
6 Carmen Diabolo      1:21
7 In the City    4:56
8 Return to Volturn      4:52
9 The Witch    4:54
10 Space Kingdom      7:37

62/100

Saturday, September 24, 2011

Zippo - Maktub (2011)


















Zippo - Maktub (2011)
Subsound Records

I pescaresi Zippo approdano al loro terzo album per la romana Subsound. Notazioni biografiche a parte, che potete reperire in molte altre recensioni sulla rete, bisogna sottolineare l'eclettismo coerente dell'ensemble abruzzese. Non più simil stoner ma suoni più aperti, chitarre ancora più 'intrecciate', e voce dominante di Davide  Straccione, elementi che presi tutti insieme contribuiscono non poco ad un sound caratterizzante. Non è poco.  Difficile addomesticare il loro sound se non si conoscono, anche se qualcosa di math rock viene in mente con vaghi echi di Tool, Mastodon e Isis, ed anche qualcosa dei Void Generator (Message From the  Galactic Federation) ma molto meno psych. Non a caso la produzione viene affidata, almeno in parte a James  Plotkin. La voce di Straccione, grossa e gutturale, ti costringe a seguire la linea del cantato. La sezione ritmica è sempre in movimento costruendo di continuo groove freddi e che ricordano qualcosa degli anni '80. A tratti, la ritmica delle chitarre rileva i limiti tecnici degli esecutori, il cui risultato, giova ripeterlo, non è mai  banale. Senza accorgersene giungiamo a metà dell'album dove si comincia sentire un certo bisogno 'd'altro'.  Soccorre allora 'We, people's Hearth' con incipit più rilassato e melodie più orecchiabili. Pezzo sicuramente  interessante. Bella anche la successiva 'Simum', vagamente psichedelica. Chiude più o meno con identico  mood 'The Treasure'. Un disco migliorabile ma ben fatto, se vi piace il genere andate sul sicuro.

Zippo from Pescara calling their third album for the roman Subsound. You can find the biographical notations in many other reviews but we need to emphasize the consistent eclecticism of the ensemble  from Abruzzo. No more stoner-like but it sounds more open, more 'twisted' guitars, and ragged dominant voice of Davide, all of which taken together contribute greatly to a distinctive sound. It is  not little. Hard to tame their sound if you do not know them, even if something comes to mind as math  rock with vague echoes of Tool, Mastodon and Isis, and also something of the Void Generator (Message From The Galactic Federation) but much less psych. Not surprisingly, the production is entrusted, at least in part to James Plotkin. The Straccione's voice, thick and throaty, forcing you to  follow the line of singing. The rhythm section is always on the move constantly building groove reminiscent of something cold and 80s. At times, the rhythm guitars note the technical limitations of  the performers, the result of which, it is worth repeating, is never trivial. Without realizing it we reach half of the album where you start to feel a certain need of 'the other'. Then rescues 'We, People's  Hearth' with more relaxed starting and catchy melodies. Piece definitely interesting. Nice also the  subsequent 'Simum', vaguely psychedelic. Closes more or less with the same mood 'The Treasure'. An improvable record but well done, if you like the genre you go on the safe side.

Tracklist

01. The Personal Legend
02. The Omens
03. Caravan to Your Destiny
04. Man of Theory
05. We, People's Hearts
06. Simum
07. The Treasure

72/100

Friday, September 23, 2011

Electric Orange - Netto (2011)




















Electric Orange - Netto (2011)
Sulatron st1102

I teutonici Electric Orange, che già hanno trovato spazio tra queste righe, giungono al loro XXIII album (senza contare l'unico ep del 1996). Dirk Jan Müller, Dirk Bittner, Tom Rückwald, Silvio Franolic e Josef Ahns non tradiscono le aspettative ed il loro carattere oscillante tra il kraut e la psichedelia moderna, pur in chiave vagamente retro. Apre 'Polyzysten' che ci regala, con qualche incertezza ritmica, atmosfere dai riverberi dilatati, quasi ambient, segue 'Basslochner' un coinvolgente groove ritmico-campionato dal sapore etnico. 'Fluff' ci conferma una presenza massiccia di riverberi ed un uso non irrilevante delle tastiere. Sarà anche un disco - diciamo - 'Kraut', ma il moto ondivago del tempo, secondo me non sempre voluto, finisce col togliere valore e ascoltabilità all'insieme. I Motorpsycho non hanno mai avuto pecche del genere. A conferma delle prime impressioni, la seguente 'Perpetuum Mobilier' (forse una perifrasi del più oscuro Perpetuum Mobile...?!) ci offre un groove ritmico-melodic di synth (filtro che si apre e chiude col principio del phaser senza ottenerne il risultato). Chitarre con echo, spesso 'out' lavorano sul tessuto ritmico che ho appena cennato. Pezzo non banale. Netto, la titletrack, si muove più o meno sulla stessa falsariga, groove e synth. Bella la successiva 'Supptruppen' in stile veramente kraut, il miglior pezzo sin'ora. Buone anche i seguenti tre pezzi, che sommati ai precedenti ci regalano più di 60 minuti di un disco bello, kraut ed a tratti sperimentale. 

The teutonic Electric Orange, who have already found space between these lines, they come to XXIII album (not counting the only ep from 1996). Dirk Jan Müller, Dirk Bittner, Tom Rückwald, Silvio Franolic and Josef Ahns not betray the expectations and their character ranging from the modern psychedelia and kraut, despite the key slightly retro. Opens 'Polyzysten' that gives us, with some  rhythmic uncertainty, atmospheres with dilated reverberations, almost ambient, followed by 'Basslochner' an engaging rhythmic grooves taken from the ethnic flavor. 'Fluff' confirms a massive presence of reverb and a not insignificant use of keyboards. Will also be a record - let's say - 'Kraut', but the wavering motion of the time, not always wanted, ends up with devaluing the whole listenability. Motorpsycho have never had such flaws. To confirm the first impressions, the following 'Perpetuum Mobilier' (maybe a paraphrase of the obscure Perpetuum Mobile ...?!) gives us a melodic-rhythmic groove synth (filter that opens and closes with the principle of the phaser without obtaining the result). Guitars with echo, often 'out', work on the fabric rhythm that I just mentioned. Piece is not trivial. Netto, the title track, moves more or less along the same lines, grooves and synths. Nice the next 'Supptruppen' a really great kraut styled song, the best piece so far. Good also the following three pieces, which added to the previous offer us more than 60 minutes of a good work, kraut and at times experimental.

Tracklist

1    Polyzysten         7:44
2    Basslochner         2:45
3    Fluff         10:29
4    Perpetuum mobiliar         5:00
5    Netto         10:19
6    Supptruppen         12:51
7    Auslauf         4:35
8    Zeitheiser         11:03
9    Raumschaf         14:58

75/100

Tuesday, September 20, 2011

The Wisdoom - The Wisdoom (2011)




















The Wisdoom - The Wisdoom (2011)
(self released - Phonosphera Records)

E' indubbio che l'esplosione della 'rete' abbia messo a disposizione del fruitore musicale una enorme mole di matriale. Vai su internet, scarichi, ascolti e qualche volta compri. Si moltiplicano siti e blog con recensioni  (spesso al solo scopo di ricevere i dischi in promozione e non pagarli...) con giudizi veramente variopinti. Prendete un titolo a caso tra i miei precedenti post e provate a fare una ricerca sul web, rimarrete esterrefatti,  pareri discordanti, non solo in ordine al fatto se un disco piaccia o meno (il che appare lecito) ma anche  intorno allo stile affibbiato alla band di turno. Secondo voi, i romani Wisdoom, [Dario Iocca (guitar),  Francesco Pucci (guitar, vocals), Alessandro Commisso (drums), Fabrizio Fraja (bass)] cosa suonano ?!  Psichedelia alla Pink Floyd ? Rock and Roll alla Motorhead ? Rock americano anni '80 ? No, manco per il  cazzo. Suonano doom (vi dice qualcosa il nome 'WisDOOM' !?). Un piacevole ep di tre lunghi pezzi, doom  lento, migliorabile ma ben fatto. Strumentale il primo brano di più di 9 minuti, accordi lunghi e pesanti, sapienti  interventi di organo, Marshall e big muff a cannone. La produzione è sicuramente da rivedere, ma almeno  hanno qualcosa da dire. Bello sia il giro di accordi che la voce di Katabasis. Un bridge vagamente  psichedelico interrompe la monotematicità tipica dello stile, e lo stesso mood psichedelico ci accompagna  verso il terzo ed ultimo brano, di ben 16:35...molto bello il finale, ascoltatelo. Tra l'altro, è pure bello il mini cd che riproduce un vinile...Autoprodotto e distribuito dalla Phonosphera Records. I tre bimbi meritano attenzione, attendiamo fiduciosi un full-lenght.

There's no doubt that the explosion of the 'network' has made ​​available to the musical user a huge amount of  material. Go to internet, download it, play it and sometimes buy it. Sites and blogs with reviews multiply (often for the sole purpose of receiving the records in promotion withou paying them...) with very colorful judgments. Take random a title from my previous posts and try to do a web search, you will be amazed, disagreement, not only with regard to whether a disc like it or not (which is legitimate) but also the style buckled the various bands. What do you think, the romans Wisdoom, [Dario Iocca (​​guitar), Francesco Pucci (guitar, vocals), Alessandro Commisso (drums), Fabrizio Fraja (bass)] What do they sound?! The psychedelic Pink Floyd? Rock and Roll a la Motorhead? '80s American Rock? No, not that cock. The play doom (the name 'WisDOOM' tells you something !?). A nice EP of three long pieces, slow doom improvable but well done. The first instrumental track is more than 9 minutes long with heavy chords, wise actions from an organ, Marshall and big muff to the max. The production is definitely worth reviewing, but at least they have something to say. Beautiful is the riff and the voice of Katabasis. A vaguely psychedelic bridge stops the typical doom style riff, and the same psychedelic mood lead us to the third and final song, well ... very nice the final 16:35, listen to that. Among other things, it is also nice the mini cd that recalls a vinyl...Self-produced and distributed by Phonosphera Records. The three children need attention, we look forward to a full-length.

Tracklist
01 - The Wisdoom 09:01
02 - Katabasis 11:41
03 - Cross Of The Seven Jewels (L'uomo Lupo Contro La Camorra) 16:35

68/100


Monday, September 19, 2011

Doomraiser - Mountains of Madness (2010)


















Doomraiser - Mountains of Madness (2010)
Bloodrock Records

I romani Doomriser, Nicola [aka Cynar] (vocals), Drugo (guitar), Valerio (guitar), Andrea Caminiti [aka BJ] (bass), Pinna (drums), Alessio Sanniti (guitar) incidono per la Bloodrock records di Genova (distribuita dalla Black Widow Records) e suonano Doom. Introduzione speech a la Banco del Mutuo Soccorso e si parte con riff lenti e possenti dove la voce tradisce immediatamente i limiti del tutto, anche dell'inglese...Quando dici doom pensi subito ai Black Sabbath ma non sempre sarebbe corretto perché non sono stati gli unici a sfruttare seconde minori e quinte bemolle, ma il mood è questo. Così corrono i primi 8 minuti dell'opening track. Atmosfere scure anche in phoenix che appare, però, più interessante della precedente, nonostante la voce. Suono identico a se stesso per 6 minuti e trenta, poi un piccolo cambio alterna incerti soli di chitarra e un interessante intervento di organo. Ancora una variazione verso i 9 minuti ma la sostanza non cambia, i Black sabbath dietro l'angolo, ma abbiamo sentito 4.576 gruppi suonare più o meno così. Solita intro preparativa per la successiva Re-Connect, il cantante non perde occasione di cantare alla sua maniera, il riff insiste senza lasciare traccia. La portata non cambia nei due pezzi rimanenti, stacco il cd. Suono vecchio, mood, vecchio, giri vecchi, nulla di personale. It's a long way to the top if you wanna rock and roll...

The Romans Doomriser, Nicholas [aka Cynar] (vocals), Drug (guitar), Valerio (guitar), Andrea Caminiti [aka BJ] (bass), Pinna (drums), Alexis Samnites (guitar) signed in for the records label of Genoa Bloodrock (distributed by Black Widow Records) and playing Doom. A speech introduction a la Banco del Mutuo Soccorso and slow riffs and powerful with the voice which immediately betrays the limits of everything, even of the English ... When you say you think immediately to Black Sabbath doom, but not always is that correct because they not have been the only ones to use the second minor and the flat fifth, but this is the mood. So run the first 8 minutes of the opening track. Dark atmospheres in Phoenix that appears, however, more interesting than the previous track, despite the vocals. It sounds identical to itself for 6 minutes and thirty, then a small change alternates uncertain guitar solos and an interesting organ. Even a change to the 9 minutes but it does not change the feel, the Black Sabbath around the corner, but we've heard 4,576 groups play more or less like this. Usual intro setting for the next Re-Connect, the singer did not miss a chance to sing in his own way, insists the riff without leaving a trace. The scope does not change in the two remaining pieces, turn off the cd-player. Old sound, old moodold riffs, nothing's personal. It's a long way to the top if you want to rock and roll ...

Tracklist

1 Mountains of Madness 8:11        
2 Phoenix 12:49        
3 Re-Connect 6:50        
4 Vampires of the Sun 9:24        
5 Like a Ghost 9:08
 
 52/100

Da Captain Trips - Da Captain Trips (2010)




















Da Captain Trips - Da Captain Trips (2010)
Desert Fox Records

I Da Captain Trips vengono da Piacenza, Busto Arsizio ed incidono per la Desert Fox Records di Piacenza, che sarebbe l'etichetta dei più noti Oak's Mary. Cavitos (guitar), Peppo (bass), Sappah (drums) ci propongono una sorta di psichedelia chitarristica piacevole all'ascolto. Collegati a vario titolo con gli stessi Oak's Mary e con i Midryasi si muovono in un territorio che spazia dalla jam band ad un soft quasi-stoner  godibile, pezzi strumentali e ricerca del groove, che non guasta mai. Suoni a la QOFTA più leggeri, soli di chitarra lunghi con delay e distorsione non esagerata. Leaving the Mainland, probabilmente, è il loro pezzo più riuscito. Un gruppo, insomma, votato a 'suonare insieme' con approccio kraut e groove americano. Ad inficiare la sicura godibilità potenziale dell'album rimane l'innegabile fatto che tutti e quattro i pezzi sono suonati, diciamo, per cazzi propri,  con libertà di esecuzione rispetto alla velocità metronomica. L'orecchio attento ne soffre, e pure noi...

The Captain Trips are from Piacenza, Busto Arsizio and they recordered for the Desert Fox Records of Piacenza, which would be the label of the most famous Oak's Mary. Cavitos (guitar), Peppo (bass), Sappah (drums) offer us a kind of listenable psychedelic-improvisative guitar sound. Variously challenged with the same Oak's Mary and the Midryasi they move into a territory that ranges from jam band to a quasi-soft enjoyable stoner, instrumental pieces and searching for the groove, which never hurts. Sounds in the lighter QOFTA  mood, long guitar solos and not exaggerated distortion with delay. 'Leaving the Mainland', probably, is their most successful song. One group, in fact, voted to 'play along' with an American approach, and kraut groove. To affect the potential enjoyment of the album is the undeniable fact that all four pieces are played, we say, 'on their cocks', with freedom to run respect to the metronome speed. The expert ear suffers, and we do the same ...

Tracklist

1 Sailing the Wind        
2 Down These Gray Clouds        
3 Sargassian Way to the Infinite Blue        
4 Leaving the Mainland 

62/100


Friday, September 16, 2011

Ice Dragon - The Sorrowful (2011)


Ice Dragon - The Sorrowful (2011)
Self Released

Già che mi trovo, scarico il lossless degli Ice Dragon pubblicato al solstizio d'estate 2011... Doom sabbathiano senza compromessi, riff granitici, solita qualità di produzione ed approssimazione tecnica. Il cantante sembra ancora di più Ozzy, ascoltate Mistress Death e ditemi se sono rincoglionito io o che...Come per il precedente, i pezzi non sono male, ma, ad un orecchio abituato ad ascoltare musica, dopo 3 minuti ogni pezzo, identico a se stesso, comincia a divenire stantio. Me ne dispiaccio perché la fantasia e la personalità non manca. Segue 'Light Years' usuale ballata acustica degli ice Dragon, bella, registrata con un feel veramente retrò cui succede 'Dusk', che ricorda proprio alcuni passaggi Black Sabbath acustici e con un riverbero da tape echo. Chiaro che se amate le vecchie sonorità '70 (che a me piacciono) non potete non tendere l'orecchio agli Ice Dragon, ma se avete passato per le vostre orecchie migliaia di dischi - probabilmente - coglierete il carattere derivativo della band. Bello il giro di 'Interspecies Communication' (devo dire che il cantante, pur producendosi in stonature varie, riesce a migliorare la propria prestazione rispetto al lavoro precedente). Per ora, il pezzo che mi è piaciuto di più, grazie anche alla chitarra acustica del finale che - giustamente - rompe la monotonia dei riff lunghi e drammatici. Immaginate una sorta di Black Sabbath con tempi dilatati, da doom moderno. In definitiva, l'album è migliore del precedente, più vario e meglio cantato. Mi chiedo come mai oggi siano in giro moltissime band che non hanno un cazzo da dire ma che riescono a trovare una produzione decente e band tipo Ice Dragon, che qualcosa ce l'hanno sicuramente, devono uscire con registrazioni di così bassa qualità. Mah...

Yes I am, I download the lossless Ice Dragon album published at the summer solstice 2011... Sabbath Doom without compromises,  granite riffs, usual production quality and technique accuracy. The singer seems even more Ozzy, take a listen to 'Mistress Death' and tell me if I fucked up or ... As for the previous, the pieces aren't bad, but, to an ear accustomed to listening to music, each piece after 3 minutes, identical to itself, begins to become stale. I am sorry because the imagination and the personality is there. Follows 'Light Years' usual acoustic ballad from Ice Dragon, beautiful, very retro feel, then we have 'Dusk', reminiscent of Black Sabbath's acoustic sound with a tape reverb echo. Clear that if you love the old sounds '70 (which I like) you can not lend an ear to the Ice Dragon, but if you have your ears thousands of records - probably - will grasp the character derivative of the band. Nice riff for 'Interspecies Communication' (I must say that the singer, even though they produce in various dissonances, has improved its performance compared to previous work). The piece that I liked most, so far, thanks also to the final acoustic guitar - quite rightly - breaks the monotony of the long and dramatic riffs. Imagine a sort of Black Sabbath with dilated time from modern doom. Ultimately, the album is better than the previous, more varied and better sung. I wonder now why are so many bands around that do not have a f*** to say, but they can find a decent production and bands like Ice Dragon, that have for sure something to say have come out with records of such low quality. Mah ...

73/100

Tracklist

1    Sunrise         0:46
2    Flowers         8:02
3    Mistress Death         7:02
4    Light Years         2:08
5    Dusk         1:00
6    Interspecies Communication         6:35
7    Poseidon's Grasp         5:27
8    White Tusks         3:35
9    Near Sun, on Earth         3:40


Ice Dragon - The Burl The Earth The Aether (2010)




















Ice Dragon - The Burl The Earth The Aether (2010)
Bandcamp...

Gli Ice Dragon vengono da Boston ed esordiscono col presente album che, apparentemente, non è stato prodotto da alcuna etichetta, stranamente. Album, quindi, completamente fruibile da bandcamp. Territori Doom-Psichedelici-Electric Wizardiani. Bello il riff del primo pezzo 'Squares Inside Squares', la voce ricorda Ozzy da vicino,  riff monolitico con chitarre granitiche. Cominciamo bene. Il secondo pezzo, 'Spellpouch' apre con chitarre acustiche contrappuntate in stile quasi medievale-sabbathiano, interrotte da momenti quasi-sludge e condite da una voce che canta veramente male. L'impressione è che i ragazzi, pur promettenti, necessitino di una produzione migliore, anche gli strumenti non sono distinguibili e - troppo spesso - il tutto sembra registrato 'da lontano'. Altro pezzo dall'incipit folk è il successivo 'Meddoe' ed il feel è identico. Black Widow e Black Sabbath incombono...Black insomma...lol! 'Hexagon Riders' segue da presso e mena forte. Il pezzo è coinvolgente, bisogna riconoscerlo, forse alla lunga, un po' troppo monocorde. 'The Watcher' non si discosta dal brano precedente, se non per le chitarre scordate. (Leggi: non perfettamente accordate) ma il buon riff c'è sempre. L'unico difetto,  registrazione a parte, è che, la canzone, dopo 3 minuti è finita, mentre gli Ice Dragon continuano ad insistere sugli stessi accordi in stile doom prolungato. E la cosa non giova a loro favore. Anche nel pezzo successivo, la voce, che è veramente monotonale, canta per cazzi propri...'Winged Prophet' che segue è un altro pezzo acustico, ben scritto, ma troppo identico a se stesso. Bneché il cantante facci sempre il verso a se stesso, l'utlltimo pezzo, 'Aquageddon' chiude l'album in maniera epica con 11 minuti di pregi e difetti visti sin qui. Insomma, le idee non mancano, con una produzione decente e un paio di strigliate al cantante migliorerebbero di molto. 
P.S. è uscito un secondo lavoro del 2011 intitolato The Sorrowful Sun. 
Lo ascolteremo.

The Ice Dragon are from Boston and with this debut album that, apparently, was not produced by any label, oddly enough. Album, and then, completely accessible from bandcamp. Electric Psychedelic Wizardy-Doom territories. Nice riff the first song 'Inside Squares Squares', where Ozzy's voice recalls a close, guitar riffs, monolithic granite. We start well. The second piece, 'Spellpouch' opens with acoustic guitars counterpointed, almost a Sabbath medieval-style, interrupted by moments of almost-sludge and dressed with a voice that sings really bad. The impression is that the boys, while promising, need a better production, even the instruments are not distinguishable and - too often - it all seems recorded 'from afar'. Another piece is the next with a folk  starting, 'Meddoe' and  the feel is identical. Black Widow and Black Sabbath...Black... well ... lol!  'Hexagon Riders' follows with strong leads. The song is exciting, admittedly, but perhaps in the long run, a little 'too  monotonous. 'The Watcher' is not so different from the previous song, but for the guitars that are out of tune,  but there is always a good riffing. The only drawback, aside from logging, is that the song is over after 3 minutes, while the Ice Dragon continue to insist on the same doom extended style chords. And what's not  good for them. Even in the next piece, the voice, which is really monotone, sing for his own businness ...  'Prophet Winged' here is another acoustic track, well written, but too self-identical. Although the singer  always face towards himself, the last piece, 'Aquageddon' closes the album in a 11-minute epic manner with its strengths and weaknesses seen so far. In short, many ideas out there, with a production and a decent pair of grooming the singer would improve greatly. 
P.S. came out a second work of 2011 entitled The Sorrowful Sun
We will hear it.

70/100

Tracklist

01 - Squares Inside Squares
02 - Spellpouch
03 - Meddoe
04 - Hexagon Riders
05 - The Watcher
06 - Alucard
07 - Winged Prophet
08 - Aquageddon


Sunday, September 4, 2011

Grails - Deep Politics (2011)


Grails - Deep Politics (2011)
Temporary Residence TRR169

I Grails vengono da Portland (OR), relazionati a vario titolo con gli OM, i Dolorean ed i grandi Holy Sons,  non sono mai stati un gruppo facile da collocare. Post-Rock, Psychedelic Rock, Doom da camera, Spaghetti  post-rock sono solo alcune delle definizioni che li hanno attraversati. Deep Politics esce l'8 marzo 2011 per la Temporary Residence creando un poco di delusione generale tra gli aficionados. La verità è che i Grails, con  questo album, si avvicinano a qualcosa che può essere definita avanguardia con versamenti psychedelici.  Immaginate un mix tra post rock, pop raffinato (all the Colors of the Dark), folk psichedelico con tratti di manipolazione elettronica di alcune sonorità (Corridors of Power) e qualcosa vicino alla dark ambient.

Il risultato è apprezzabile, musica sostanzialmente rilassante, non proprio allegra
che farà da sottofondo ai vostri momenti velati di tristezza...

Provatelo.

The Grails are from Portland (OR), related in various ways with the OM, the great Holy Sons Dolorean, have never been an easy group to define. Post-Rock, Psychedelic Rock, Chamber Doom, Spaghetti Post-Rock, are just some of the definitions that they have crossed. Deep Politics, out March the 8th 2011 for the label Temporary Residence created a bit of general disappointment among their aficionados. The truth is that Grails, with this album, are closer to something that can be described as avantgarde with a psychedelic edge. Imagine a mix between post-rock, smart pop (All the Colors of the Dark), psychedelic folk with traces of some electronic manipulation of sound (Corridors of Power), and something close to dark ambient.

The result is welcome, relaxing music, basically, not really happy that will be the background to your moments of
veiled sadness ...


Try it.

Tracklist

01. Future Primitive
02. All The Colors Of The Dark
03. Corridors Of Power
04. Deep Politics
05. Daughters Of Bilitis
06. Almost Grew My Hair
07. I Led Three Lives
08. Deep Snow

68/100



Thursday, September 1, 2011

Graveyard - Hisingen Blues (2011)



Graveyard - Hisingen Blues

Stranded     EKO 143
Nuclear Blast     NB 2716-8

Gli svedesi Graveyard approdano al loro secondo album  dopo l'omonimo del 2007. Joakim Nilsson (vocals, guitar), Rikard Edlund (bass), Axel Sjöberg (drums), Jonatan Ramm (guitar, 2007-present), Truls Mörck (guitar, vocals, 2006-07), Svala (guitar) sono di Göteborg (Hisingen è un suo quartiere) e vengono additati come una retro rock band. Cosa possiamo aspettarci ? Se amate le sonorità seventies questo è un disco da prendere assolutamente. Se invece siete paghi dei vostri già numerosi ascolti e non volete continuare ad ascoltare le solite cose, (senza rinnegare quelle che sono nei vostri scaffali) allora potete anche evitare di acquistarlo. Suoni da Fender + Marshall, non troppo distorti, che lasciano insomma spazio alle dinamiche del playing. A volte le chitarre - e la forma canzone - ricordano qualcosa del suono semi-distorto dei Witchcraft. A volte sembrano la logica - e migliore - continuazione dei Wolfmother. Ben registrato e - soprattutto - ben cantato. Che gli svedesi avessero un'estrema confidenza col rock era chiaro da tempo ma non vedo perché sempre con le solite cose. Conformarsi è semplice, il problema è prendere una strada propria con tutti i rischi del caso.

The Swedes Graveyard calling their self-titled second album after the epunimous of the 2007. Joakim Nilsson (vocals, guitar), Rikard Edlund (bass), Axel Sjöberg (Drums), Jonathan Ramm (Guitar, 2007-present), Truls Morck (guitar, vocals, 2006-07), Svala (guitar) are in Gothenburg (Hisingen is its neighborhood) and are pointed out as a retro rock band. What can we expect? If you love the sounds of seventies this is a very hard to take. If you are already a number of your pay and do not want to continue listening to hear the usual things (without rejecting those that are in your shelves) then you can also avoid buying it. The sounds is a usual mix of Fender + Marshall, not too distorted, leaving room for the dynamics of playing (rare nowadays). Sometimes the guitars - and the song form - are something reminiscent of the semi-distorted sound of Witchcraft. Sometimes they seem the logical - and better - continuation of Wolfmother. Well-recorded and - most importantly - well-sung. That the Swedes were familiar with the rock was extremely clear for some time but I do not see why always with the usual things. Comply is simple, the problem is to take his own way with all the risks involved.


Tracklist
1    Ain’t Fit to Live Here         3:06
2    No Good, Mr Holden         4:47
3    Hisingen Blues        4:13
4    Uncomfortably Numb         6:11
5    Buying Truth (Tack & Förlåt)         3:27
6    Longing         4:49
7    Ungrateful Are the Dead         3:10
8    RSS         3:49
9    The Siren         6:01
    Bonus Track        
10    Cooking Brew         4:06

65/100