Massima di vita

Il giudizio e le recensioni qui riportate, pur nel tentativo di essere obiettivi, risentono del gusto e dell'esperienza di chi scrive.
Judgment and reviews given here, while trying to be objective, are affected by the taste and experience of the writer.


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Wednesday, April 25, 2012

Wight - Wight Weedy Wight (2011)




















Fat&Holy (cd) Bilocation (LP/Kozmic Artifactz)



I tedeschi Wight, che rispondono ai nomi di Rene (vocals, guitar), Peter (bass), Michael (drums), incidono per la Bilocation Records, ovvero una sub label della teutonica Kozmic Artifactz, hanno sicuramente degli attributi per distinguersi dalla massa informe di band che sguazzano nei mari Stoner/Kraut/Jam/Doom/Retro ormai saturi da tempo. Appena apre la chitarra di 'Cosmic Rhythm #1'  veniamo proiettati in un ambiente analogico. Chitarra sporca con delay, basso sporco e medioso, batteria cadenzata da riverberi d'epoca e quel 'soffio' tipico o del trascinamento del nastro o dell'aria del microfono (è quest'ultimo il caso). Quando al minuto 3:50 si ascoltano i primi temi/soli di chitarra ci tornano in mente le serate in cantina o in saletta dove il batterista rimaneva perennemente 'dietro' e la melodia dei soli era quasi sempre incerta. La parte finale della canzone assomiglia vagamente alla parte finale di Sidereal Connection dei Void Generator, ma con un risultati minori. La seguente 'All Beyond the Piend of Being' vira nel doom sabbathiano con tanto di wha alla chitarra. Molto bella la voce di Rene e la sua ambientazione ma bello anche il prosieguo con echi che entrano ed escono in suoni più grossi di chitarra accendendo la canzone e spegnendola a seconda delle esigenze con relativo condimento di accenni space. La canzone merita sicuramente. 'Let Me Know When You Found God' è una sorta di omaggio ai Witchcraft che però non ne raggiunge i fasti con relativo solo di chitarra non esattamente all'altezza. Stesso mood e quasi stessa durata per la successiva 'Wight Weedy Wight'  che nella parte centrale si abbandona a passaggi space comunque pregevoli. Segue 'Shaman Woman' che, anche se non molto originale, vira su sfumature più heavy psych dove la voce di Rene torna in cattedra. Chiude 'Hammer Boogie' che si muove in mezzo ad un mood doom personale ed un sorprendente boogie rock con tanto di solo di sax ! Un disco sicuramente migliorabile da un punto di vista dell'omogeneità, ma certamente valido. Un gruppo che dovrebbe sfruttare maggiormente la voce di Rene (che peraltro fonda la Fat&Holy Records da cui nasce il cd) e dal quale potrebbero scaturire graditissime sorprese.

The germans Wight, who respond to the names of Rene (vocals, guitar), Peter (bass), Michael (drums), account for the Bilocation Records, which is a sub label of the teutonic Kozmic Artifactz have definitely attributes to distinguish themselves from the shapeless mass of bands that revel in the saturated seas of Stoner/Kraut/Jam/Doom/Retro since a long time. It starts by the guitar of 'Cosmic Rhythm # 1' and we are quickly projected in an analogue environment. Dirty and delayed guitar, filthy and muddy bass guitar, rhythmic drums from vintage reverbs and that typical 'breath' or of a dragged tape or by air from the microphone (the latter is the case). When you listen at 3:50 to the first guitar themes/solos you are reminded of their nights in the cellar or in the rehearsal room where the drummer remained perpetually 'behind the timing' and the melody of the guitar was almost uncertain. The final part of the song vaguely resembles the final part of Sidereal Connection from Void Generator, but with fewer results. The following 'All Beyond the Piend of Being' turns into a sort of sabbathdoom complete with a nice wah guitar. Very beautiful voice of Rene and his beautiful environment but also nice is the following part with echo coming in and out into bigger sounding guitars turning the song on and off as needed with space hints. The song is definitely good. 'Let Me Know When You Found God' is a sort of homage to Witchcraft but does not achieve the magnificence with its guitar solo that is not quite good as its predecessor. Same mood and almost the same duration for the next 'Weedy Wight Wight' that in the middle has very nice space passages and still valuable. Follows 'Shaman Woman' that, although not very original, turns into an heavy psych nuances where the voice of Rene is back in the chair. Last song is 'Hammer Boogie' which moves in the middle of a doom mood and an amazing boogie rock with a surprising sax solo! The platter certainly would be improved by a point of view of homogeneity, but is certainly valid. One group that should have a greater use of Rene's voice (who also founded the Fat & Holy Records from which the CD) and the most welcome surprises may arise.
   

Tracklist

1    Cosmic Rhythm #1   5:39     
2    All Beyond the Piend of Being   9:24        
3    Let Me Know When You Found God   10:51        
4    Wight Weedy Wight   11:39           
5    Shaman Woman    3:53        
6    Hammer Boogie 4:16

73/100

Monday, April 23, 2012

Ufomammut - Oro: Opus Primum (2012)




















Neurot (cd) - Supernatural Cat (cat012LP)



I piemontesi Ufomammut, che si sono sempre mostrati con i seguenti avatar: Urlo (vocals, bass, synthesizers), Poia (guitar, synthesizers), Vita (drums), Gara (keyboards, 1999), Alien (keyboards, 1999-2000), Flyeater (keyboards, 2000-03), Legof (keyboards, 2004-05), sono uno dei gruppi di punta della scena musicale, diciamo 'undergrund', italian. A torto o a ragione sono uno dei gruppi italiani più  conosciuti all'estero che si sia avventurato con successo nella scena che attraversa la psichedelia, il  doom, lo sludge e dintorni. L'ambientazione dei pezzi è stata, ora come allora, sempre appannaggio di toni grigi, atmosfere cupe e scelte che non esiterei a definire estreme. ORO: Opus Primum, pur  discostandosi dai lavori precedenti, mantiene quei tratti che lambiscono il mood quasi esotoerico,  mistico e non esattamente rivolto ad una educanda. Empireum ci piomba addosso con un tema di synth che volteggia sopra strumenti a corda molto distorti e compressi. Voci lontane ed interventi space a la Hawkwind divergono dal monolite chitarristico (e del basso). 14 minuti di psychedelia introspettiva che non lasciano scampo. Ottimo inizio. Segue Aureum, una sorta di medley tra i Melvins di Ozma e Grindstone dei Motorpsycho.  Qui il giro è più introverso, corto, portato ad intervalli stretti (tipico del trash metal, che però qui non ci azzecca una mazza...) sopra al quale insistono voci dantesche. Il brano sembra troppo introverso, rivolto a se stesso e privo dello slancio del precedente. Infearnatural continua sulla stessa falsariga e ci sorprende quando ci rendiamo conto che i minuti passano senza stancarci perché ti costringe all'ascolto, come se ci fosse la sensazione che qualcosa stesse per succedere, ma non succede nulla se si eccettuano piccole divergenze da synth. Magickon apre con lo stesso tema di tastiera della prima traccia quasi a voler sottolineare il concept dell'album. Proprio questi sono i brani più riusciti perché hanno una melodia ben definita da seguire. Le citate caratteristiche minimali si ritrovano continuamente nel lavoro degli Ufomammut, è una loro caratteristica, ma bisogna stare attenti che non si finisca per realizzare un lavoro autoreferente, caratterizzato quasi esclusivamente dallo stordimento mesmerico del suono in sé. La song scivola in Mindomine, il pezzo di chiusura di Opus Primum. In definitiva un platter non male ma neanche di rimarcabile fattura. Troppo compresso, troppo spesso autoreferente e troppo poco distante da ciò che siamo abituati a sentire dagli Ufomammut.  


Ufomammut, from a region of the north named Piemonte, who have always shown with the following avatar: Scream (vocals, bass, synthesizers), Poia (guitar, synthesizers), Vita (drums), Race (keyboards, 1999), Alien (keyboards, 1999-2000) , Flyeater (keyboards, 2000-03), Legof (keyboards, 2004-05), are one of the leading groups on the italian 'underground' music scene. Rightly or wrongly they are one of the most famous Italian group abroad who has successfully ventured into the scene through psychedelia, doom, sludge and the surrounding area. The setting of the piece was, then and now, increasingly the preserve of gray tones, dark atmospheres and choices that I would not hesitate to define extreme. ORO: Opus Primum, but departed from previous works, it keeps those traits that lap the mood almost esotoeric, mystical and not exactly facing a schoolgirl. Empireum falls upon us with a synth theme that hovers over strings instruments very distorted and compressed. Distant voices and space touches a la Hawkwind plan to diverge from the monolith guitar (and bass). 14 minutes of introspective psychedelia that leave no escape. Great start. Follows Aureum, a sort of medley between the Melvins of Ozma and Grindstone from Motorpsycho. Here the riff is more introverted, short, resulted in narrow intervals (typical of thrash metal, but no guesses such a shit here), over which Dante voices insist. The song seems too introverted, direct to himself and without the momentum of the previous track. Infearnatural continues along the same lines and we are surprised when we realize that the minutes go by without getting tired because it forces you to listen, as if there was a feeling that something was about to happen, but nothing happens except for small different synth. Magickon opens with the same theme as the first track of the keyboard as if to emphasize the concept of the album. Suck songs are most successful because they have a well-defined melody to follow. The above minimum characteristics are found constantly in the work of Ufomammut, their main feature, but be careful not to realize a self-referential work, characterized almost exclusively by the stunning and mesmeric sound facing with itself. The song slips into Mindomine, the last piece of Opus Primum. Ultimately, a platter that is not bad but nothing of remarkable workmanship. Too compressed, too self-referential and too often not far from what we usually hear from Ufomammut.




Tracklist

1 Empireum  13:55
2 Aureum  12:28
3 Infearnatural  7:27
4 Magickon  7:57
5 Mindomine  9:18


60/100

Monday, April 16, 2012

Torso - Inside (2012)





















Stone Free Records

I Torso consistono in quattro ragazzi austriaci - che rispondono ai nomi di Michael Jandrisevits - Guitar, Vocals, Bernhard Garger - Vocals, Guitar, Klaus Gulyas - Drums e Thomas Pint - Bass, i quali, pur non facendo gridare al miracolo meritano la nostra attenzione. Immaginate una base quasi-stoner con trame vocali più europee e linee tematiche fortemente influenzate dal root rock, aggiungete qualcosa di approccio jam e di esclusivamente personale, che fortunatamente mettono nel platter, ed avrete i Torso. Gli austriaci non sono particolarmente 'tirati' ma riescono a rendere un'idea del proprio punto di vista senza andare a scopiazzare sensa senso e quindi senza infilarsi in un calderone oramai affollatissimo di band stoner o heavy psych che dir si voglia. Intendiamoci, le trame ed i risultati sono certamente migliorabili, soprattutto da un punto di vista dinamico, ma non stiamo ascoltando il solito gruppo di esagitati simil-stoner cloni di 3/4 gruppi che da ben venti anni (e dico 20 !) suonano le stesse note. E' un po' come se un gruppo di rock classico di 40 anni fa si esprimesse oggi raccogliendo inevitabilmente gli umori fuoriusciti nel frattempo.

Torso consist of four Austrian guys - who respond to the names of Michael Jandrisevits - Guitar, Vocals, Bernhard Garger - Vocals, Guitar, Klaus Gulyas - Drums and Thomas Pint - Bass, who, although not represent a miracle, deserve our attention. Imagine a quasi-stoner base with more European voice frames and thematic lines strongly influenced by root rock, add something of jam approaching and even some purely personal approach, which fortunately they put in the platter, and you'll have the Torso. The Austrians are not particularly 'strong and heavy' but manage to make an impression of your own point of view without going to a nonsensical copy and therefore without crawling into a cauldron of band now called stoner, heavy psych or whatever you want. Mind you, the plots and the results are certainly room for improvement, especially from the point of view of the musical dynamic, but we're not listening the usual group of agitated stoner-like clones of 3/4 groups who for twenty years (and I mean 20!) play the same notes. It 'sa bit like a classic rock band 40 years ago is now gathering inevitably express the mood in the meantime escaped.


67/100

Tracklisting

1 One     4:35
2 Room     3:01
3 Inside     9:47
4 Mona Lisa     3:57
5 Black Man     6:01
6 Voices     8:11
7 Haunting Witches     5:01