Massima di vita

Il giudizio e le recensioni qui riportate, pur nel tentativo di essere obiettivi, risentono del gusto e dell'esperienza di chi scrive.
Judgment and reviews given here, while trying to be objective, are affected by the taste and experience of the writer.


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Thursday, December 22, 2011

Electric Moon - The Doomsday Machine (2011)


















Electric Moon - The Doomsday Machine (2011)
(Nasoni Records 118)

Curiose sono le vie della psichedelia...I tedeschi Electric Moon, che altri non sarebbero se non il signor Sula Bassana che detiene la Sulatron Records, incidono per la Nasoni, anch'essa tedesca. Completano l'organico Luzie Neudeck [aka Komet Lulu] (bass, vocals) e Pablo Carneval (drums). Autori di ben otto album in due anni (!), gli Electric Moon si sono ritagliati in poco tempo uno spazio all'interno della florida scena kraut-psychedelica tedesca ed europea. Apre la titletrack che ci fa immediatamente capire cosa stiamo ascoltando, una sorta di Hawkwind più moderni, a tinte più scure, quasi claustrofobiche. Fuzz, wha, voce 'indietro', echi di synth analogici in sottofondo ed eco a nastro immancabile. Dal minuto 11:30 il pezzo si incaponisce in effetti cosmici di varia natura per poi ripartire verso i 16:30. Sembra qualcosa dei Void Generator nelle loro evoluzioni più azzardate. Kleiner Knaller inizia con un bel gioco di delay chitarristico poi parte col riff (leggermente incerto sul beat...) per poi sfociare in evoluzioni wha già viste nel pezzo precedente, solo che qui il pezzo dura 5 minuti. Spaceman apre con uno space echo introduttivo che introduce un mood piuttosto scuro, sembra una costante del disco. Solo che anche qui la batteria fa un poco a pugni col tempo. Il ritmo è incalzante ed il platter inizia a delinearsi come piuttosto estremo. Verso i 5:30 il tiro si placa un poco ma un sottofondo di chitarra distorta ci rammenta che non è finita la tensione. Il pezzo, contrariamente alle mie aspettative si addolcisce verso la fine e scivola verso toni più onirici. Stardust Service e Feigenmonolog sono della stessa pasta. Un disco non esattamente 'tranquillo' che, a volte, appare un poco ripetitivo ma che vi farà viaggiare, soprattutto se avete assunto droghe allucinogene. Insomma, decidete voi, se ancora avete della buona erba per capodanno fumatela e fatemi sapere.   

Curious are the ways of psychedelia ... The german Electric Moon, who would not be other than Mr. Sula Bassana holding the Sulatron Records, signed for the Nasoni, also german. Completing the line-up Lucy Neudeck [Komet aka Lulu] (bass, vocals) and Pablo Carnival (drums). Authors of eight albums in two years (!), Electric Moon in a short time got a good exposure at the teutonic and european thriving kraut-psychedelic scene. Opens the title track, which immediately makes us understand what we are listening, a kind of modern Hawkwind, in darker colors, almost claustrophobic. Fuzz, wah, voice 'back', echoes in the background of analog synths and tape echo as a classic. From 11:30 minute the piece pegs into cosmic effects of various kinds and then set off towards 16:30. It seems something as the wildest Void Generator like side. Kleiner Knaller begins with a good delayed guitar game, then the riff (somewhat uncertain on the beat ...) then leads to wha evolutions already seen in the previous song, only here the song is 5 minutes long. Spaceman opens with an introductory space echo, which introduces a rather dark mood, it seems a constant in the disc. Except that here drums is slightly at odds with time too. The rhytm is relentless and the platter begins to emerge as rather extreme. Around 5:30 the mood dies down a little but a background of distorted guitar reminds us that the tension is not over. The piece, contrary to my expectations is softened towards the end and slips into dreamy tones. Stardust Service and Feigenmonolog are of the same cloth. A disc is not exactly the 'quiet' which at times seems a little repetitive but that will make you travel, especially if you have taken hallucinogenic drugs. In short, it's up to you, if you still have good grass for the New Year, smoke it and let me know.       

Tracklist

1 - Doomsday Macihne 19:37
2 - Kleiner Knaller 5:17
3 - Spaceman 13:15
4 - Stardust Service 19:42
5 - Feigenmonolog 21:44

70/100


Monday, December 19, 2011

Rotor - Festsaal Kreuzberg (2011)



















Rotor - Festsaal Kreuzberg (Elektrohasch 152 - 2011)

I berlinesi Rotor presentano il loro disco live registrato vicino casa il 14 novembre del 2009. Tim (guitar), Marco (bass), Milan (drums) giungono così alla quinta release dal 2002 che ricomprende brani provenienti dagli ultimi due lavori (Rotor 3 e Rotor 4, rispettivamente 2010 e 2007). Il trio berlinese, che ha sempre proposto pezzi strumentali, si produce in un platter che suona molto bene e dal sicuro impatto. Nove pezzi che non lasciano molto spazio all'improvvisazione solistica quanto ad una prova di compattezza le cui sonorità, pur per alcuni versi assimilabili allo stoner, affondano le radici in qualcosa di più vecchio, a cavallo tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90 (echi di Soundgarden in Hart am Wind). Il risultato è un disco che ci mostra le qualità esecutive dei Rotor e ci restituisce un buon groove finale, senza particolari apici degni di notazione particolare. Buono, veloce, roccioso.

Berliners Rotor have their live album recorded by the house on November 14th of 2009. Tim (guitar), Mark (bass), Milan (drums) thus arrive at the fifth release from 2002 which includes songs from the last two jobs (Rotor Rotor 3 and 4, respectively, 2010 and 2007). The Berlin trio, which has always featured instrumentals, is produced in a platter that sounds very good and safe from impact. Nine pieces that do not leave much room for improvisation as a soloist but sound-proof compactin some ways similar to the stoner, rooted in something older, between the late 80's and early of 90 (echoes of Soundgarden Hart am Wind). The result is an album that shows the quality of executive Rotor and gives us a final good groove, no special quotes worthy of special notation. Good, fast, solid.

Tracklist

1 Drehmoment        
2 Hart am Wind        
3 3        
4 An3R4        
5 Karacho/Heizer        
6 Transporter        
7 Klar Schiff        
8 Derwisch        
9 Die weisse Angst

65/100

Thursday, December 1, 2011

Black Rainbows - Supermothafuzzalicious (2011)
























Black Rainbows - Supermothafuzzalicious (2011)
(Long Fellow Deeds/Heavy Psych Sounds 2011)

I romani Black Rainbows giungono al loro terzo album grazie ad una collaborazione tra la francese Long Fellow Deeds ed alla neonata Heavy Psych Sounds, anch'essa romana. Il cd, il cui titolo mi ricorda vagamente il colosso dei Mudhoney (superfuzzbigmuff), consiste di 10 tracce omogenee e ben fatte. (nella versione in vinile è presente una cover di Eddie Cochran). Rispetto ai precedenti lavori, la produzione è migliorata ed ha mantenuto una coerenza che mi suggerisce una continuità di tecnici che hanno messo mano alle varie release. I Black Rainbows, non so perché, sono stati spesso annoverati tra il maelstrom dell'enorme circuito stoner, ma di stoner non hanno nulla. Anzi, rispetto ai precedenti lavori, questo è sicuramente quello più pop oriented. Un susseguirsi continuo di forme-canzoni interrotte esclusivamente dalla traccia numero 3, Mastermind. Hanno perso quei piccoli rimasugli di psychedelia, infatti il lavoro delle tastiere è veramente minimo ed è da ascrivere a Dario di Gennaro. Due ritornelli e solo di chitarra, riff semplici, immediati e senza ulteriori contaminazioni. Nulla da scoprire tra le tracce, nulla da aggiungere ad un disco che, pur rimanendo un obiettivo a livello produttivo per molti gruppi italiani e non, non offre nulla di rilievo dal punto di vista stilistico ed artistico.

The Black Rainbows from Roma reach their third album, thanks to a collaboration between the French label Long Fellow Deeds and the newly formed Heavy Psych Sounds, also from Roma. The CD, whose title vaguely reminds me of the great Mudhoney (superfuzzbigmuff), consists of 10 homogeneous tracks and well made​​. (the vinyl version is provided with a cover of Eddie Cochran). Compared to previous work, the production has improved and has maintained a consistency that suggests to me a continuation of the technicians who had a hand in the various releases. The Black Rainbows, I do not know why, have often counted among the maelstrom of the huge stoner circuit, but have nothing of stoner. Indeed, compared to previous work, this is certainly the most pop-oriented. A continuous succession of forms-songs interrupted only by the track number 3, Mastermind. They lost those little scraps of psychedelia, in fact the work of the keyboardist is very minimal and is due to Dario di Gennaro. Two choruses and guitar solos, simple riffs, immediate and without further contamination. Nothing to be discovered between the tracks, nothing to add to an album that, while remaining a target production for many Italian and foreign groups, does not offer anything significant from the point of view of style and artistic.

Tracklist   

Burn your nation
Behind the line
Mastermind
Feel the beat
Solar system
Lady
Mother of the sun
Brain circles
I love rock n' roll
Cosmic flower blues

62/100

       

Saturday, November 26, 2011

My Brother the Wind - I Wash My Soul in the Stream of Infinity (2011)






















My Brother the Wind - I Wash My Soul in the Stream of Infinity
(Transubstans Trans090 - 2011)

I fratelli del vento vengono dalla lontana Svezia e condividono il chitarrista Nicklas Barker con i più conosciuti Anekdoten, di chiara matrice prog. Completano la line-up Mathias Danielsson (guitar), Ronny Eriksson (bass) e Tomas Eriksson (drums). Giustamente inseriti in un contesto space/prog i quattro scandinavi propongono sei pezzi rilassati e rilassanti. Fire ! Fire !! è un pezzo sempre in sospeso, sembra che risolva da un momento all'altro ma per 13 minuti tutto ciò non avviene. La tensione è sempre dietro l'angolo. Pagan Moonbeam è una 'breve' escursione acustica e vagamente orientale. Nessuno dei due brani ci regala qualche novità di rilievo. L'album è ben suonato. Tracce di Amon Duul possono essere scorte here and there...The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart ricalca esattamente il mood immodificato che caratterizza il sound del presente platter. Le stesse atmosfere iper rilassate le ritroviamo nella seguente Torbjörn Abelli. Leggermente più movimentata è invece Under Crimson Skies nella quale tornano echi di Amon Duul. Col passare dei minuti la song riprende le atmosfere narcotiche dei precedenti passaggi, né si differenzia dall'intenzione già vista. Idem per la finale I Wash My Soul in the Stream of Infinity. In definitiva, un disco monocorde, che non lascia spazio ad interpretazioni di sorta. Forse un po' troppo per le nostre orecchie.

The brothers of the wind come from Sweden and share the guitarist Nicklas Barker with the most popular Anekdoten, a known progressive band. Completing the line-up Mathias Danielsson (guitar), Ronny Eriksson (bass) and Tomas Eriksson (drums). Rightly placed in a space / prog, the four Scandinavian propose six relaxed and relaxing pieces. Fire! Fire! is an outstanding piece always seeming to solve any minute for 13 minutes, but it does not happen. The tension is always around the corner. Pagan Moonbeam is a 'short' acoustic tour and vaguely Eastern. Neither of the two songs gives us some important innovations. The album is well played. Traces of Amon Duul can be glimpsed here and there... The Mediator Between Head and Heart Hands Must Be The exact reflection of the unchanged mood characterizing the sound of this platter. The same hyper relaxed atmospheres can be found in the following  Torbjörn Abelli. However it is slightly more eventful Under Crimson Skies in which echoes of Amon Duul are back. With every passing minute song takes up the atmospheres of the previous narcotic steps, and doesn't differ from the intention already seen. Same for the final I Wash My Soul In The Stream of Infinity. In conclusion, a lackluster record, which leaves no room for interpretation whatsoever. Maybe a little 'too much' for our ears.


Tracklist

1 Fire! Fire!! 13:07
2 Pagan Moonbeam 3:47
3 The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart 5:40
4 Torbjörn Abelli 10:57
5 Under Crimson Skies 10:33
6 I Wash My Soul in the Stream of Infinity 6:19

63/100




Sunday, November 20, 2011

Dewolff - Orchards/Lupine (2011)

 


















Dewolff - Orchards/Lupine (2011)
(REMusic 28024)

I Dewolff sono tre giovanissimi ragazzi olandesi che rispondono ai nomi di Pablo van de Poel (guitar, lead vocals), Luka van de Poel (drums, vocals) e Robin Piso (Hammond, vocals, theremin). Autori nel 2008 di un ep omonimo, nel 2009 del full-lenght Strange Fruits and Undiscovered Plants, non devono passare inosservati. Benché in età impubere (o quasi), i tre in questione sembrano nati sessanta anni fa. Calati totalmente nelle atmosfere psychoprog degli anni 60 ci propongono un lavoro di 11 tracce ben fatto e dal sapore retrò. Già dall'ascolto del primo brano, rispetto al predecessore del 2009, si nota una presenza cospicua di tastiere a scapito delle chitarre ed il risultato è un disco più 'progressivo' (il virgolettato vuole intenderlo come concetto ampio: non è prog sinfonico, insomma...). Tuttavia, non dobbiamo fare l'errore di credere che i Dewolff siano un clone di qualcosa che è stato visto e rivisto migliaia di volte. Il sound retrò fornisce il destro per una composizione personale intarsiata nei suoni del progressive degli anni 60/70. Atmosfere dolci e quasi-complesse ci avvolgono come in un film d'essai. Il terzo brano ci regala riverberi di tastiere dei King Crimson. Apre il quarto pezzo e comincio a chiedermi se i pezzi continueranno a mutare sensazione e ad essere sempre validi come questi appena ascoltati. La cosa mi preoccuperebbe. Sono molto preoccupato, il quinto pezzo spiega alla gente come si scrive un pezzo efficace facendolo sembrare semplice. Love in C Minor, ascoltatela e fatemi sapere. Ecco i King Crimson in Higher Than the Sun ! Ed ancora i Cream, gli Allman Brothers ecc. Insomma, il disco è solo apparentemente derivativo. Anche se a tratti, e soprattutto nella seconda parte, il disco perde qualcosina in intensità - paradossalmente proprio nei pezzi più rock - le composizioni qui presenti sono degne di estrema attenzione. Una sorta di rivisitazione personale del '68... 

Dewolff are three Dutch young boys: Pablo van de Poel (guitar, lead vocals), Luka van de Poel (drums, vocals) and Robin Piso (Hammond, vocals, theremin). Authors of a self-titled EP in 2008, in 2009 the full-length 'Strange Fruits and Undiscovered Plants' should not to go unnoticed. Although they didn't reach the age of puberty (or almost), the three in question seem born sixty years ago. Totally fell in the psychoprog atmospheres of the 60ies present to us a well done job and 11 tracks really retrò. Already hearing the first track, compared to its predecessor of 2009, there is a conspicuous presence of keyboards at the expense of guitars and the result is an more 'progressive' album (the quotation marks want to hear it as a broad concept: it is not symphonic prog...). However, we must not make the mistake of believing that Dewolff be a clone of something that has been seen and re-seen thousands of times. The retro sound gives the chance of a personal composition inlaid in the sounds of progressive from the 60/70 years. Sweet atmospheres and Complex and almost-complex enveloping us like a d'essai movie. The third track gives us reverbs of keyboards of King Crimson. Fourth piece is on the go and I start to wonder if the pieces will continue to change feeling and be still valid as the latest heard. I'd be worried by that. I am very worried...the fifth piece explains to people how to write a successful song making it look easy. Love in C Minor, listen and let me know. Here King Crimson in Higher Than the Sun! Then the Cream, the Allman Brothers, etc.. In short, the disc is apparently derivative. Although at times, especially in the second part, the disc loses a little bit in intensity - paradoxically more in rock songs - the compositions here are worthy of close attention. A sort of personal reassessment of '68 ...



Tracklist

1 Diamonds 6:08
2 Evil and the Midnight Sun 3:00
3 Everything Everywhere 7:19
4 Who Are You or the Magnificence of Loving a Million Strangers 2:49
5 Love in C Minor 5:02
6 Higher Than the Sun 4:06
7 Pick Your Bones Out of the Water 3:17
8 Seashell Woman 4:56
9 Fever 4:10
10 The Pistol 9:45
11 Poison 4:25 

75/100

Wednesday, November 9, 2011

Black Capricorn - Black Capricorn (2011)




















Black Capricorn - Black Capricorn (2011)
12th Records

I sardi Black Capricorn altri non sono se non Fabrizio Monni aka Kjxu (chitarra e voce) già con i Black Hole of Hulejra, Virginia (bass) e Rachela (drums). L'ambientazione della band non tarda a farsi chiara già dalle primissime battute, ove non fosse sufficiente la cover. Doom. Le song sono guidate dal fuzz di Kjxu e supportate dalla base ritmica interamente femminile. Sin dai primi ascolti balza all'orecchio la evidente approssimazione con la quale, soprattutto basso e batteria, fanno il proprio lavoro. Benché le soluzioni melodiche ed architettoniche delle song non siano certo il massimo del nuovo, mantengono, nonostante tutto, un loro perché. Riff semplici di chitarra, abbastanza efficaci, compitino della base ritmica e...vai col tango...Ascoltiamo 'Il Tamburo del Demonio' che è dotata di un bel groove (anche Perpetual Eclipse non era male) e passiamo a '10,000 Tons of Lava' che risulta uno dei brani più riusciti. Stessa sensazione per le altre canzoni. Anche se non c'è nulla di nuovo nelle soluzioni adottate dai Black Capricorn il risultato rimane piacevole. Ci si augura, però, che alla prossima release si tenga nel dovuto conto il fatto di evitare accuratamente di suonare e di far suonare il disco come se ci si trovasse in sala prove.

The Sardinians Black Capricorn are Fabrizio Monni aka Kjxu (guitar and vocals) already with the Black Hole of Hulejra, Virginia (bass) and Rachel (drums). The setting of the band is quick to make clear right from the very beginning, when the cover is not sufficient. Doom. The songs are driven by the Kjxu's fuzz and supported  by the rhythmic section entirely female. From the first listening comes to my ear the approximation with which, especially bass and drums, did their work. Although architectural and melodic solutions of the songs are certainly not the best of the new, maintain, despite everything, a their meaning. Simple guitar riff, quite effective, just an homework the rhythmic base and...let's go. 'The Devil's Drum' which has a nice groove (Perpetual Eclipse also was not bad) and we go to '10, 000 Tons of Lava 'which is one of the most successful songs. Same feeling for the other songs. Although there is nothing new in the solutions adopted by the Black Capricorn the result is pleasing. It is hoped, however, that the next release will take due account of the fact that carefully avoid to play the disc as if they were in the rehearsal room.

Tracklist

1. Sa Bruxia
2. Perpetual Eclipse
3. Capricorn One
4. Il Tamburo del Demonio
5. 10,000 Tons of Lava
6. Call of the Goat
7. The Maelmhaedhoc O' Morgair Prophecy
8. Liquid Universe

62/100

Friday, November 4, 2011

Morkobot - Morbo (2011)


















Morkobot - Morbo (Spernatural Cat 2011)

Non è mica semplice recensire un disco dei Morkobot. Si fa presto a dire sono belli, sono brutti ecc. Ma iniziamo dall'incomincio...I Morkobot sono Lin, Lan e Len. (Italiani, non Cinesi) e presentano il loro quarto lavoro per la piemontese Supernatural Cat di Malleus (il noto grafico). Laciate stare ogni immaginazione di musica semplicemente descrivibile con accostamenti ad altre band, qui sarebbe veramente difficile. La musica è strumentale, lo stile è nervoso (si parla infatti di noise rock). Le distorsioni che illuminano i riff ripetitivi e dal sapore ultra moderno sono fredde, i suoni spostati sul registro medio acuto ed i ritmi serrati e schizofrenici. D'altronde, suonando con due bassi ed una batteria, non si poteva pretendere di creare qualcosa di molto sentito e ri-sentito. Insomma, è come se gli strumenti si dimenassero attorno ad un tempo, sottolineato dalla batteria, con le particolarità timbriche appena accennate. Certo, non possiamo pretendere di ascoltare il groove del rock più classico. Immaginate una sorta di Primus che suona in maniera ancora più autoreferente, un tuffo nevrotico e sincopato, un discorso robotico, super meccanizzato, futurista. Avete presente l'onomatopeicità del Futurismo...Sdeng ! Zang ! ecc...ecco, ci siamo. Accenni vagamente psychedelici di derivazione tecnologica. Chiudete gli occhi ed immaginate di trovari in una iper metropoli tra duecento anni. Ascoltate il suono della città e vedrete passeggiare il Morbo...

It's not easy to review a disk from Morkobot. It's easy to say they are beautiful, they are so ugly. But let's start from the beginning... The Morkobot are Lin, Lan and Len. (Italian, not Chinese) and they publish their fourth work for Supernatural Cat label, that is Malleus (the well-known graph). Just leave the imagination of music simply described with comparison to other bands, it would be very difficult. The music is instrumental, the style is nervous (noise rock). The distortions that illuminate the repetitive riffs and ultra modern taste are cold, moved to the middle and acute register, sounds and rhythms of tight schizophrenia. On the other hand, playing with two basses and drums, could not be expected to create something very sensitive and re-heard. In short, it is as if all the instruments wiggle around a click time, pointed out the battery, with the special timbre just mentioned. Of course, we can not expect to hear classic rock groove. Imagine a sort of Primus which sounds even more self-referential, neurotic and a dip syncopated, robotic speech, super-mechanized, futuristic. You know ... the onomatopeic Sdeng ! Zang! of Futurism?! So...here we go. Hints vaguely psychedelic, technology-based. Close your eyes and imagine that you are in the middle of a hyper city after two hundred years. Listen to the sound of the city and you'll walk around the Morbo (that is Disease)...

Tracklist

1. Ultramorth
2. Orkotomb
3. Orbothord
4. Oktrombo
5. Mör
6. Oktomorb
7. Obrom 


75/100 

 

Sahara Surfers - Sonar Pilot (2011)


















Sahara Surfers - Sonar Pilot (2011)

Non ho ben capito se questo cd sia stato pubblicato da una qualche etichetta o se possa essere liberamente scaricato senza ulteriori specifiche. Ad ogni modo, noto subito la bella voce della cantante Julia "Joul" Überbacher. I Sahara Surfers sono di Innsbruck e annoverano tra le proprie fila Andreas "Andi" Knapp (guitar), Hans-Peter "Aitsch-Pi" Ganner (bass) e Michael "Steini" Steingress (drums). La musica che sorregge voce di Julia spazia tra un hard rock convenzionale con accordature vagamente stoner (ma ce ne corre) e accenni psychedelici, ma non è nulla di eccezionale.  Il tutto è costruito su un concetto musicale iper riprodotto del quale abbiamo le gonadi stracolme. Non capisco perché ci si debba sforzare di collocare gruppi come questi in ambienti stoner. Boh...Per fortuna il disco è suonato abbastanza bene, senza gli orrori che - troppo spesso - caratterizzano le release di un certo tipo di musica underground, eccezioni a parte. Un disco non male, ma colmo di scontatezze, che nulla a che vedere con lo stoner. Solo Hard Rock. Stop.

I'm not sure if this CD has been published by some label or can be freely downloaded without further specifications. However, I quickly appreciate the beautiful voice of the singer Julia "Joule" Überbacher. The Sahara Surfers are from Innsbruck and include among their ranks Andreas "Andi" Knapp (guitar), Hans-Peter "Pi-Aitsch" Ganner (bass) and Michael "Stein" Steingress (drums). The music that supports Julia's voice ranges from a conventional hard rock with a vaguely stoner tunings (to be kind...) and psychedelic hints, but it is nothing exceptional. Everything is built on a musical concept hyper known that overfilled our gonads. I do not understand why we should strive to place such bands in areas like stoner. Dunno ... Fortunately, the disc is played quite well, without the horrors - too often - characterize the release of a certain kind of underground music, apart from few exceptions. A disc is not bad, but full of obviousness, which has nothing to do with the stoner. Only Hard Rock. Stop.

Tracklist

1. Intro (3:54)
2. Underline (3:35)
3. Mass Crashing (4:32)
4. Fold-Over (5:27)
5. Sonar Pilot (5:45)
6. Ganjalf (4:42)
7. enor (4:15)
8. Miles (4:18)
9. The Gentlemen Aside (5:19)

55/100

Friday, October 28, 2011

Lonely Kamel - Dust Devil (2011)




















Lonely Kamel - Dust Devil (Napalm 2011)

I norvegesi del Kammello solitario incidono il loro terzo lavoro per l'austriaca Napalm Records dopo l'ominimo e Blues for the Dead. Il suono, globalmente inteso, oscilla tra una attitudine stoner condita da una buona dose di hard rock comune ed un pizzico di pop. Hard rock senza troppi fronzoli...sono al quarto pezzo ma non trovo nulla di particolare da segnalare...il disco non è suonato male ma i giri ed il songwriting non regala nulla a chi ha nelle orecchie migliaia di dischi rock. Il quinto pezzo 'Seventh Son' attira la nostra attenzione...ma lo sviluppo della song non ci regala altre emozioni diverse da quelle descritte sin'ora. La voce ricorda vagamente quella del buon Glenn Anzalone (Danzig, di evidente origine italiana...). Ho paura che questo sia il migliore pezzo del platter...e infatti il discorso continua con schemi visti mille e mille volte, the Prophet, con una buona variazione nella seconda parte, Ragnarökr che insiste su un riff leggermente più scuro e lento, meno rock and roll insomma. Roadtrip with Lucifer sembra figlia dei Kyuss, un bel groove che merita attenzione, un buon finale psychedelico. Hard to Please segna il ritorno a un hard rock americano vecchio di 30 anni...non a caso dura 2:40. Chiude Whorehouse Groove, idem. Un disco con diverse ombre e qualche luce sparsa.   

The Norwegian Lonely Kamel record their third work for the austrian Napalm Records after an eponimous and Blues for the Dead. The sound, at large, fluctuates between a stoner attitude seasoned by a good dose of common hard rock and a pinch of pop. Hard rock with no frills ... we are at the fourth piece, can not find anything special to report ... the disc is not played badly but the riffs and the songwriting don't give anything to those who have heard thousands of such rock records. The fifth piece 'Seventh Son' draws our attention but the development of the song...gives us no other emotion than those described so far. The voice vaguely reminiscent of the good Glenn Anzalone (Danzig, of a clear Italian origin...). I'm afraid this is the best piece of the platter...indeed it continues with the same patterns seen thousands of times, the Prophet, with a good variation in the second part, Ragnarökr which rests on a riff slightly darker and slower, less rock and roll in short. Roadtrip with Lucifer seems daughter of Kyuss, a nice groove that deserves attention, a good ending psychedelic. Hard to Please mark the return to an american hard rock 30 years old ... not by chance it's 2:40 long. Closes Whorehouse Groove, ditto. A disk with various shadows and a few scattered light.

Tracklist

1. Grim Reefer
2. Evil Man
3. Blues For The Dead
4. Rotten Seed
5. Seventh Son
6. The Prophet
7. Ragnarökr
8. Roadtrip With Lucifer
9. Hard To Please
10. Whorehouse Groove

55/100

Saturday, October 22, 2011

Davis - Davis (2007)




















Davis - Davis ep (2007)

Magari lo conoscete già. Brad Davis ha avuto un passato nei Fu Manchu (chitarra e voce) ma anche nei Fireball Ministry (basso). Direte, perché cazzo scrivi di un disco, peraltro un ep, del 2007 ? Adesso ve lo spiego, non vi incazzate. Prendete un gruppo di persone di addetti ai 'lavori musicali' con i coglioni quadrati e fategli fare un disco, magari non scoprirete i Primus di turno, magari vomiterete all'ascolto, magari correrete ad Arcore o a palazzo Grazioli a rilassarvi, ma se non avete nulla da trarre da questo disco allora sarà bene parlarne, magari velocemente, così potrete tornare alle vostre droghe varie. E' noto che una produzione artistica di livello necessita di un investimento importante, economico e non solo. Non pretenderò che tutti i dischi dei gruppi underground (italiani e non) raggiungano tale livello di qualità, ma una decenza si. Produttori ed etichette, ingegneri del suono, assistenti di studio, musicisti o simil tali, sballati della prima ora, prostitute da telefonino, ascoltate questo cazzo di cd. Così si registra e produce un album rock. Lasciamo stare il feel POP che rislata con evidenza dalle tracce, non discutiamo del giudizio estetico in questa sede (sarebbe comunque inutile). TUTTO è a posto in questo ep. Suono (si sentono tutti gli strumenti), tempo (nessuno 'sgarra', mai), tutto è studiato alla perfezione (giri, fill, tono della voce, sovraincisioni ecc.), ed il risultato non è manieristico. Ite, missa est.    

Maybe you already know him. Brad Davis had a past in the Fu Manchu (guitar and vocals) but also in Fireball Ministry (bass). You will say, why the fuck write a disc, an EP of 2007? Now I will show, don't be pissed. Take a group of people engaged in 'musical works' with 'square balls' and let them make a record, you may not discover the Primus of the moment, maybe you'll vomit throw up listening to, or maybe you'll go to Arcore or Palazzo Grazioli to relax, but if you do not have nothing to draw from this record, then you will want to talk about, perhaps quickly, so you can return to your various drugs. Is well known that an high level of artistic production requires a significant investment, and not only economic. I do not pretend that all records of underground bands (Italian or otherwise) to reach this level of quality, but a decent one. Labels and producers, sound engineers, studio assistants, musicians, and such like, newer done, prostitutes for a mobile phone, listen to this fucking cd. this is the way to record and produce a rock album. Never mind the feel POP risling with evidence from the tracks, do not discuss the aesthetic judgments here (it would be useless anyway). EVERYTHING is in place in this ep. Sound (you hear all the instruments), time (no mistakes, never), everything is designed to perfection (riffs, fills, tone of voice, overdubs, etc..), And the outcome is not mannerism. Ite, missa est.

Tracklist

1 Crystal Ball       
2 At The Shore       
3 No One Knowing       
4 Witchcraft       
5 Colors Ran   

Non trovo un cazzo di link su youtube, ascoltatelo qui (ma si sente male)

http://www.artistdirect.com/nad/window/media/page/0,,3861862-10059528,00.html

altrimenti scaricatevelo
http://debutantedebris.blogspot.com/2009/04/brad-davis-davis-ep-2008.html

Mars Red Sky - Mars Red Sky (2011)




















Mars Red Sky - Mars Red Sky (Emergence 2011)

Trio francese proveniente da Bordeaux sopra il quale val bene la pena si spendere alcune parole. Julien Pras (vocals, guitar), Jimmy Kinast (bass, vocals), Benoit Busser (drums) vengono troppo superficialmente inseriti nel calderone stoner ormai usato ed abusato. Non capisco bene per quale motivo i transalpini vengano tacciati di stonerismo dal momento che non ne detengono tutti i tratti fondamentali. Ad ogni modo, la cosa che più conta, è sicuramente nelle corde dei MRS, ovvero la personalità. Ascolto il terzo pezzo del cd e constato che sanno scrivere canzoni e mi accorgo che la voce non può passare inosservata. Chitarre distorte con tono nasale offrono il destro per la costruzione di melodie vocali dove una base ritmica solida ma non propriamente stoner scandisce il tempo con regolarità. Sembra quasi che i tre francesi, da un'idea di chitarra quasi fuzz-stoner, partoriscano forme canzoni di evidente stampo eruopeo, dove il lato pop non tarda a farsi apprezzare. Chitarre pulite tipo post-rock chiariscono il concetto. 'Way To Rome', una sorta di How Many More Times cantata con un feel rilassato e leggero sintetizza il concetto espresso. 'Saddle Point' rivela il lato acustico psichedelico dell'ensemble. Con Marble Sky si torna a chitarre grosse e grasse che si alternano a tratti molto più soft ed a tratti che rimandano a qualcosa dei primi Black Sabbath, anche per il finale acustico. Chiude 'Up The Stairs' che rispecchia quanto visto sin'ora, tratti leggeri ed arpeggiati, con basso a toni chiari che nulla ha a che vedere con lo stoner, che si alternano a validi riff fuzz non esasperati, non stoner insomma. In sostanza, un buon disco, cui si deve tributare una buona esecuzione e produzione non sempre frequente a questi livelli. Acquistatelo, ne vale la pena.

French trio from Bordeaux, which is well worth spending some words. Julien Pras (vocals, guitar), Jimmy Kinast (bass, vocals), Benoit Busser (drums) are placed too superficially in the stoner cauldron now used and abused. I can not understand why the transalpine are 'accused' of stoner since it does not hold all the essential features. Anyway, the thing that counts, it is personality that definitely fits MRS. Listening to the third song of the CD and I see that they can write songs and I realize that the voice can not go unnoticed. Distorted guitars with muddy tone give the chance to build vocal melodies  where a solid rhythmic basis  - not exactly stonerholds the beat permanently. It almost seems that the three Frenchmen start from a guitar quasi fuzz-stoner idea, give birth to their songs of strong eruopean taste, where the pop side is soon to be appreciated. Clean guitars, post-rock styled, clarify the concept. 'Way To Rome', a kind of How Many More Times, sung with a  relaxed and lightweight feel summarizes the concept expressed. 'Saddle Point' reveals the psychedelic side of the ensemble. With 'Marble Sky' we're back to big and fat guitars that alternate with much softer stretches  and traits that reflect something of the early Black Sabbath, even for the acoustic ending. Closes 'Up The Stairs' which reflects what we saw so far, light and arpeggiated lines with a clear tone bass that doesn't deal a shit with stoner, alternating with not exasperated fuzz riffs, not stoner in short. In essence, a good record, which we must render a good performance and production, is not always common at these levels. Buy it, it's worth it.

Tracklist

1. Strong Reflection 5:31
2. Curse 4:04
3. Falls 6:27
4. Way To Rome 5:22
5. Saddle Point 4:17
6. Marble Sky 6:04
7. Up The Stairs 7:59

73/100

Friday, October 21, 2011

Ivy Garden Of The Desert - Docile (2011)




















Ivy Garden Of The Desert - Docile (Nasoni 111)


Gli Ivy Garden Of The Desert - Diego (guitar, vocals), Paolo (bass), Andrea (drums) -  sono un terzetto di Montebelluna che incidono per la tedesca Nasoni. Le sonorità corrono tra i Samsara Blues Experiment, i Colour Haze e la voce di Straccione degli Zippo. Chitarre impostate stoner, senza mai suonarlo, con obiettivo groove, triste a tratti. Il risultato è apprezzabile. Spendiamo due parole su un aspetto troppo spesso tralasciato. Apre il disco con una song strumentale e, da subito, si notano l'approssimazione con la quale è stata curata l'esecuzione. Non che io sia un fan di Vai o di Kotzen, ma una esecuzione di questo livello si riflette sulla godibilità del lavoro (e non mi riferisco alla chitarra). Almeno per chi ha orecchie per sentire. Più ascolti musica più affini l'orecchio, più affini più comprendi, più comprendi, più rompi il cazzo...Ottimo l'intro acustico simil Sabbath di Hang Glider che, nella parte centrale, riporta a qualcosa dei Motorpsycho col suo intramontabile ritmo di 3 su 4, come direbbe il batterista più smaliziato...echi di Monster Magnet. Torniamo su toni più tirati con la conclusiva I. Una sorta di mix americano nella musica ed europeo nella voce. Un lungo piacevole groove di 10 minuti. Il disco non è male, nulla di nuovo, ma detto in maniera sufficientemente convincente, sono sicuro che, anche con una produzione più accurata, i ragazzi veneti possano migliorare parecchio.   


The Ivy Garden Of The Desert - Diego (guitar, vocals), Paul (bass), Andrew (drums) - are a trio of Montebelluna signin' for the German Nasoni Records. The sound runs from Samsara Blues Experiment, Colour Haze and the voice of the Zippo. Guitars stoner set, never playing that, sad at times. The result is commendable. We spend two words on an aspect too often overlooked. Opens the disc with an instrumental song, now, you see the rough with which the execution was done. Not that I'm a fan of Vai or Kotzen, but a run of this level is reflected in the enjoyment of the work (and I'm not referring to the guitar). At least for those who have ears to hear. The more you listen music the more develop your ear, the more developing the more you understand, the more you understand the more more you...ehm ...'break the cock around'. Very good  the acoustic intro of Hang Glider Sabbath styled, in the middle back to something of Motorpsycho with its timeless rhythm of 3 on 4, as would say the most experienced drummer...echoes of Monster Magnet here and there. They return to more rock feel with the final 'I'. A sort of mix of American music and European vocals. A nice 10 minutes long groove. The disc is not bad, nothing new, but said in a sufficiently convincing, I'm sure that with a more accurate production too, the guys from Veneto can improve a lot.

Tracklist

1 Ivy 9:09
2 Enchanting Odyssey 11:14
3 Hang Glider 7:04
4 I 10:41

63/100