Stoned Jesus - Seven Thunders Roar (2012)

Moon MR 5401-2 IM 021

Non si possono recensire sempre gruppi che vengono dai soliti 5/6 paesi, Italia a parte. Gli Ucraini Stoned Jesus [Sid (bass), Vadim (drums), Igor "Prog-Jester" Sidorenko (guitar, vocals)] giungono al loro secondo lavoro intitolato Seven Thunders Roar che pubblicano grazie alla connazionale Moon. Il grosso degli addetti ai lavori li definisce stoner metal ('zzo sarà mai...). Personalmente ricordo il loro primo lavoro come non eccellente ma neanche da buttare. Il primo pezzo 'Bright Like the Morning' non mi convince molto: troppo infantile, suonato non bene e dove la sezione ritmica ha una grossa responsabilità in tema di groove. Il secondo pezzo 'Electric Mistress' ci conduce invece in territori doom dove troviamo delle analogia col pezzo appena terminato. L'idea melodica non è male, ma la realizzazione lascia a desiderare alquanto. La voce non convince, il mix neanche, ma è il playing in genere a non essere all'altezza. Dispiace perché la personalità affiora here and there...'Indian' sembra un pezzo prog...si, prog ! Lo so, è strano, ma è così. verso il minuto Indian vira verso ambienti più sixties. Qui l'idea c'è, non ci sono santi. 'I'm the Mountain' è un pezzo acustico (quindi dall'andamento dell'album a me sembrerebbe più un gruppo prog che non stoner metal...stoner metal...boh !?) che si trasforma col passare dei secondi. Diventa elettrico e distorto poi cala ancora ma in maniera differente. Ma, se uno si chiama Igor "Prog-Jester" Sidorenko un motivo ci sarà. O no ?! Ragazzi, il pezzo c'è. Ha una sua autonomia ed è equilibrato. Gli strumenti sono stonati ma il pezzo ha coerenza. Le sezione ritmica balla ancora ma il tutto arriva comunque. Il bilanciamento dei vari strumenti sembra fatto dal benzinaio ma...magari altri 200 gruppi così invece delle solite cose trite e ritrite. Per il dispiacere di numerosi recensori neanche 'Stormy Monday' non è un pezzo stoner metal. Non è semplice farvi capire cosa fanno esattamente i Stoned Jesus perché - fortunatamente - suonano un poco a cazzi loro, con un loro stile, vagamente prog, vagamente grunge. In buona sostanza, le basi ci sono. La cosa più importante, l'essere se stessi, non manca. Manca un poco di scuola di esecuzione, di musica insomma. Poi mancherebbe solamente un produttore a coordinare il tutto e sarebbe sicuramente un bel sentire.  

We can not always review bands comin' from the usual 5/6 countries, except Italy. The Ukrainians Stoned Jesus [Sid (bass), Vadim (drums), Igor "Prog-Jester" Sidorenko (guitar, vocals)] reach their second album titled Seven Thunders Roar thanks to the Moon, the ukranian label of Kiev. Most of the 'music employees' calls them stoner metal (what the f**** will ever be...). Personally, I remember their first job as not excellent but not to throw away. The first track 'Bright Like the Morning' does not convince me: too childish, not well played and where the rhythm section has a heavy responsibility in terms of groove. The second track 'Electric Mistress' leads us instead into doom territories where we find the analogy with the piece just finished. The melodic idea is not bad, but the implementation leaves a little 'done'. The voice is not convincing, the mix either, but it's the playing in general that's too bad. I am really sorry because the personality emerges here and there ... 'Indian' ... it seems a bit prog, yes prog! I know it's strange, but true. At about 1:00 Indian goes to sixties environments. Here you can find The Idea, 'there are no saints' (loool). 'I'm the Mountain' is an acoustic track (so it would seem to me more a prog band than a stoner metal...stoner metal ... ... mah!?) that turns with every passing second. It becomes electric and distorted and then falls down again, but differently. Well, if a guy is named Igor "Prog-Jester" Sidorenko there is a reason. Or not! Guys, the song is good. It has its own autonomy and balanced. The instruments are out of tune but the piece is consistent. The rhythm section is playing the surf over the timing but it all comes anyway. The mix of the various instruments seems did by the gas station man... but 200 groups more like that are really welcome, so instead of the usual hackneyed. To the chagrin of many reviewers either 'Stormy Monday' is not a stoner metal piece. It is not easy to make you understand what exactly the Stoned Jesus are doing because - fortunately - they sound a little on their own f*** businness, with their own style, vaguely prog, vaguely grunge. In essence, we have the foundations. What is most important - being yourself - they do not miss it. They would need a 'performance' school, music school, in short. He either lacks only a producer to coordinate everything and it would definitely a nice hearing.

Tracklist

1  Bright Like the Morning      8:40
2  Electric Mistress     9:20
3  Indian     5:00
4  I'm the Mountain     16:00
5  Stormy Monday     8:40

67/100

Motorpsycho - Strings of Stroop: Live at Effenaar (2011)

Vista la sostanziale irreperibilità del vinile in oggetto registrato per celebrare i 40 anni di Effenaar, vado a recensire il presente disco - uscito solo in vinile - Strings of Stroop che contiene 5 brani registrati live in Olanda in diversi periodi. Edizione limitata a 500 unità, che ha raggiunto quotazioni di mercato fuori dal senso comune, presenta la seguente datazione di tracklist: Track A1: May 7, 1999, track A2: April 21, 2000, tracks B1 and B2: May 23, 2010. La tracciaB3 che non compare nella copertina, è del May 4, 2006 ed è una cover dei Queen (da News of the World del 1977).  

Si parte con Psychonaut (da Trust Us del 1998) che ci regala le 'solite' divagazioni norvegesi con ampi spazi lasciati all'improvvisazione. Continuiamo con Go To California del 2000 (Phanerothyme del 2001) la versione smart-pop dei Motor. Bella la prova d'insieme e delle voci armonizzate con cura anche dal vivo.

Segue Whole Lotta Diana (da Child of the Future 2009) che - sembra - il brano meno riuscito del platter, forse anche perché appartiene ad uno degli album meno belli dei Motorpsycho ed anche perché la parte più interessante risiede nella improvvisazione centrale. Una versione live, sempre del 2010, dell'immensa Come On In campeggia stranamente in esibizioni contemporanee.Tratta dall'inarrivabile Demon Box (1993) non riesce a pareggiare l'incredibile pathos della scatola del demonio, ma mi regala dei ricordi che difficilmente - credo - possano ripetersi in un futuro musicale, sempre auspicabile. Si chiude con Sheer Heart Attack, scelta dal batterista, mai suonata prima, della quale non si ricordano le parole. I Queen vagamente punk...avreste mai creduto ad una cosa del genere !? Se siete dei fan dei Motorpsycho dovreste acquistare il disco, ma dovete anche essere piuttosto facoltosi dati che l'ultima asta su ebay s'è chiusa a 240 euro...il disco non è eccellente ma neanche da buttare. per chi conosce e segue i Motorpsycho da quasi venti anni la recensione, seppur scarna, era un must.

Due to the substantial unavailability of the hereby vinyl recordered to celebrate 40 years of Effenaar, I'm going to review this disc - released only on vinyl - Strings of Stroop that contains 5 live tracks recorded in Holland in different periods. Limited edition of 500 units, which reached the market quotations out of the common sense, has the following dating tracklist: A1 Track: May 7, 1999, track A2: April 21, 2000, tracks B1 and B2: May 23, 2010. The tracciaB3 that does not appear on the cover, is May 4, 2006 and is a cover of Queen (from News of the World, 1977).

It starts with Psychonaut (from Trust Us, 1998) that gives us the 'usual' Norwegians ramblings left with plenty of room for improvisation. We continue with Go To California from 2000 (Phanerothyme 2001), the smart-pop version of the Motor. Beautiful proof of the ensemble with voices harmonized with care even during a live set. 

It follows Whole Lotta Diana (from Child of the Future 2009) that - it seems - the less successful song of the platter, perhaps because it belongs to one of the less attractive album of the Motorpsycho and also because the most interesting part lies in the central improvisation. A live version, also from 2010, the immense Come On In weirdly stands in contemporary performances. taken from the unreachable Demon Box (1993) fails to match the incredible pathos of the devil's box, but it gives me memories of that hardly - I think - that can happen in a musical future, always desirable. It closes with Sheer Heart Attack, chosen by the drummer, never played before, which they can not remember the lyrics. A vaguely punk Queen ... would you never believe a thing!? If you're a fan of Motorpsycho you should buy the vinyl, but you must be pretty rich since the last auction on ebay hath been closed at 240 euros ... the record is not excellent but not to throw. For who has been knowing and following Motorpsycho for nearly twenty years, the review, though tiny, was a Must.

Tracklist

Side A: De Geile Makelaar
A1 Psychonaut
A2 Go To California

Side B: Gerommel Aan De Dommel
B1 Whole Lotta Diana
B2 Come On In
B3 Sheer Heart Attack

70/100

Vibravoid - Gravity Zero (2012)

Sulatron st121

I tedeschi Vibravoid incidono ancora per la tedesca Sulatron e, dopo il live al festival di Burg Herzberg del 2011, presentano il loro nuovo lavoro Gravity Zero. Super psichedelico il primo pezzo 'Gravitation Zero' con campionamenti ripetuti che sfociano in un groove godibile vagamente retro tipico dei Vibravoid. Il groove e la base ritmica non mutano nella successiva 'No Silver Bird' che, invece, ci allieta con un tremolo esasperato sulle chitarre. L'oscillatore di un synth apre 'Photosynthesis in Darkness' ma il 'tiro' della song è sempre lo stesso, molto bello il ritornello, semplice ed efficace con batteria che sembra quasi elettronica. Dopo la divagazione kraut di 'Travelling Without Moving' abbiamo 'Eruptions of the Green Sun' che sembra un estratto del disco precedente, un classico della psichedelia dei '60. 'Shotgun Wedding' col suo  tremolo, l'arrangiamento simil sitar e le tastiere riecheggia ambientazioni dark con sfumature raga e riverberi anni '80. Insistente l'effetto tremolo che ritroviamo anche nella seguente 'Get Out of Here', solo che lo stesso mood comincia a ricorrere troppo spesso, e la batteria smaccatamente anni '80 non aiuta la fruibilità del pezzo. Oramai era chiaro, delay da effetto tremolo in apertura anche in 'The White Ship'...'Brainplane' invece si distanzia un poco dal mood precedente, una sorta di speech onirico...echo a nastro portato in overdrive e una congerie di suoni kraut style al centro del pezzo lasciano spazio a questa bella trasognata composizione. Se conoscete la Scuola di Düsseldorf  allora avrete immediatamente idea di cosa possa succedere in 'La vie en Düsseldorf'. Chiude 'Radiation Zero' (questi ultimi due brani come bonus tracks su cd). Ci vogliono 4 minuti e 30 secondi perché l'incipit kraut di 'Radiation Zero' lasci il campo ad una qualche nota vera e propria, ma non vi ingannate, siamo in un pienissimo krautrock old style. In definitiva, un buon disco, forse con qualche superflua ripetizione di groove troppo anni '80, e comunque troppo identici a se stessi nella prima parte del platter, ma sicuramente ci sono idee interessanti per gli amanti della psychedelia più oltranzista.

The german Vibravoid are back again with the german Sulatron and, after the live show at Burg Herzberg Festival 2011, will present their new work 'Zero Gravity'. First song is super psychedelic 'Gravitation Zero' with repeated sampling leading to a vaguely retro and enjoyable groove typical of Vibravoid. The groove and the rhythmical section do not change at the next 'No Silver Bird' which, however, we can enjoy it with an exaggerated guitar tremolo. A synth oscillator opens a 'Photosynthesis in Darkness' but the 'shot' of the song remains the same, very nice chorus, easily and effectively with drums that appears almost electronic. After the kraut digression of 'Travelling Without Moving' here you are 'Eruptions of the Green Sun' which sounds like an excerpt of the previous album, a classic of the '60s psychedelic. 'Shotgun Wedding' with its tremolo, the sitar like arrangement and the keyboards with dark raga shades environments do echoes of reverberations from the '80s. persistent is the tremolo effect also found in the following 'Get Out of Here', just the same mood begins to come too often, and drums blatantly '80s does not help the usability of the piece. By now it was clear, delay and opening tremolo even at the beginning of 'The White Ship' ... 'Brainplane' distances himself from somewhat the previous mood instead, a sort of dream ... speech echo tape brought into overdrive and a congeries of kraut style sounds in the middle of the piece give way to this beautiful dreamy composition. If you know the Düsseldorf School, then you immediately know what can happen in 'La Vie en Düsseldorf'. Closes 'Radiation Zero' (these last two songs as bonus tracks on CD). It takes 4 minutes and 30 seconds for the opening steps of kraut 'Radiation Zero' leave the field to a few notes true, but not be deceived, we are in a fully old style krautrock. In short, a good album, perhaps with some unnecessary repetition of the '80s groove too, and usually too self-identical in the first part of the platter, but surely there are interesting ideas for lovers of more extreme psychedelia.

Tracklist

1 Gravitation Zero 13:23
2 No Silver Bird 3:30
3 Photosynthesis in Darkness 3:08
4 Travelling Without Moving 1:38
5 Eruptions of the Green Sun 4:03
6 Shotgun Wedding 2:52
7 Get Out of Here 4:14
8 The White Ship 6:20
9 Brainplane 4:32
10 La vie en Düsseldorf 4:35
11 Radiation Zero 10:34

67/100

Greenleaf - Nest of Vipers (2012)

 

 Small Stone SS-125

Gli svedesi Greenleaf, Oskar (vocals), Tommi Holappa (guitar), Bengt Bäcke (bass), Daniel Liden (drums), sono legati a vario titolo con i Dozer, i Demon Cleaner ed i Truckfighters. Sappiamo, più o meno, cosa aspettarci. Il primo pezzo 'Jack Staff' inizia con un tema di chitarra mal suonato (identica cosa al minuto 2'30" circa), semplice rock con un piccolissimo accenno psichedelico. Il secondo, 'Case of Fidelity', ricorda più da presso architetture stoner ma permangono i cori da hard rock classico americano, divertente ma ultra-sentito. 'Lilith' è sempre un rock and roll bello tirato in stile americano. Leggo sul web recensioni che parlano di stoner + psichedelia. Vado avanti perché sin'ora non ho rintracciato nulla di tutto ciò. Certo, se poi basta mettere una chitarra distorta e 4 effetti in serie per parlare di stoner + psichedelia allora il discorso è un altro...Fortunatamente 'Tree of Life' sembra il pezzo più interessante per ora; ambientazione scura e provate digressioni psichedeliche conferiscono un' originalità per ora mancante. A tratti mi ricordano gli inglesi Gonga (mi pare sia il pezzo di apertura del loro album del 2008). Inevitabilmente, verso 3'30" il pezzo sembra ri-aprire verso territori made in usa per poi - subito dopo - tornare alle vecchie ambientazioni già viste. 'Dreamcatcher' è invece una sorta di via di mezzo tra le due facce ascoltate sin'ora, ma più tendente al primo tipo. 'At the Helm' ci regala una buona personalità. Il sound è sempre lo stesso ma le melodie sono effettivamente personali con apparizione di tastiere che incuriosiscono. Pezzo più rilassato ma non male. 'Sunken Ships' si ascolta con tempi più rilassati e phaser sulla chitarra, una sorta di ballad...invece in 'The Timeline's History' è il basso distorto - come spesso qui accade - ad aprire il riff. Una summa di quanto visto fino ad adesso, un forma canzone piuttosto americana con personalizzazione svedese tendente ai Dozer. la title track, che chiude l'album, ripropone tastiere con ritmi più rilassati con annesso Hammond effettato nel finale. In sostanza, un disco non male ma che non può far gridare al miracolo.

The swedish Greenleaf, Oskar (vocals), Tommi Holappa (guitar), Bengt Backe (bass), Daniel Liden (drums), are linked in various ways with Dozer, Demon Cleaner and Truckfighters. We know, more or less what to expect. The first piece 'Jack Staff' begins with a theme of poorly played guitar (the same thing at 2'30"), simple rock with a tiny hint of psychedelic. The second track, 'Case of Fidelity', is a closer remembering of a stoner architecture but several american hard rock choruses remain, as ultra heard. 'Lilith' is always a nice shot of american styled rock and roll. I read reviews on the web discussing about stoner and psychedelia. Well, I am going ahead because I have not tracked down any of that so far. Certainly, if we just put a distortion guitar and 4 effects in series to talk about stoner psychedelia ...is another cuttle of fish...Fortunately 'Tree of Life' seems the most interesting piece so far, dark ambience and trusted psychedelic digressions give it an originality now's missing. At times they remind me of the british Gonga (may be the first song). Inevitably, at 3'30" the song seems to re-open to made in usa areas and then - immediately - revert to old settings already seen. 'Dreamcatcher' is instead a sort of cross between the two sides listened so far , but bringing more of the first kind. 'At the Helm' gives us a good personality. The sound is always the same but the melodies are really personal with appearance of keyboards that intrigue. More relaxed song, not bad. 'Sunken Ships' is listen with a more relaxed time and a phaser on the guitar, a sort of ballad...rather in 'The History Timeline' the distorted bass - as often happens here - open the riff. A summation of what has been seen so far, a rather American song shaping with a bit of swedish personalization a la Dozer. The title track that closes the album, is once again with keyboards and a slower pace with effected Hammond attached in the final part. Basically, a platter that is not bad but can not make a miracle.

1 Jack Staff        
2 Case of Fidelity        
3 Lilith        
4 Tree of Life        
5 Dreamcatcher        
6 At the Helm        
7 Sunken Ships        
8 The Timeline's History        
9 Nest of Vipers (A Multitude of Sins)

65/100

White Hills - Frying on This Rock (2012)

Thrill Jockey
THRILL 298

Gli americani White Hills, dopo le ben 4 uscite del 2011, propongono il presente 'Frying on This Rock' con corredo di orrenda copertina.  I White Hills consistono in Dave W. (guitars) and Ego Sensation (bass), Antronhy (batterista di Julian Cope) agli effetti e backing vocals nonché il loro batterista/turnista Nick Name.

Pronti...via, si parte con 'Pads of Light' (da qui la copertina ?) che rimanda immediatamente ad un incrocio tra Hawkwind e Monster Magnet prima maniera. Non male. 'Robot Stomp' rende veramente l'idea di qualcosa di robotico, di meccanico e circolare. Una nota/accordo he rimane imperterrita per quasi 12 minuti sovrastata, quando non li accompagni, da rumori ed effetti noise d'ogni sorta. Un esperimento da rivedere. 'You Dream You See' inizia con lo stesso accordo, nella stessa tonalità ma con voce e fuzz più sixties, wha usato 'a tempo' (leggi: sensa senso); tratti di Hawkwind e fuzz alla Stooges di Raw Power. Solo di chitarra da dimenticare. Interessante, invece, il prosieguo del pezzo che, dal minuto 2:40 circa si produce in un groove dove sparisce il fuzz e subentra un concetto space esasperato ma efficace. 'Song of Everything' porta con sé qualcosa di punk-hardcore (!) modellato da chitarre quasi space (solito fuzz sixties) che finiscono ben presto in un groove di basso da cantina del nonno. Dal minuto 3:00 si torna in ambienti molto più rilassati con synth, effetti e voci di sottofondo che sembrano messe a caso. Dal minuto 8:00 circa tornano le chitarre col fuzz. Chiude 'I Write a Thousand Letters (Pulp on Bone)' con synth rilassati (suoni anni '80), la batteria ripete lo stesso fill per secoli, la chitarra ricorda Makoto Kawabata quando perde i sensi... e così sino alla fine. Un album senza capo né coda, qualche idea sparsa, mal suonato.  

The americans White Hills, after 4 album from 2011, propose this 'Frying on This Rock' accompanied by his horrible cover. The White Hills consist of Dave W. (guitars) and Ego Sensation (bass), Antronhy ​​(drummer Julian Cope) effects and backing vocals, and their live/studio drummer Nick Name.

Ready ... off you go with 'Pads of Light' (hence the cover?) Which leads immediately to a cross between Hawkwind and Monster Magnet first manner. Not bad. 'Stomp Robot' really makes the idea of something robotic, mechanical and circular. A note/chord remains undeterred and dominating for nearly 12 minutes, when not accompanied by sound effects and all sorts of noise. An experiment to review. 'You Dream You See' begins with the same agreement, but in the same tone and voice over sixties fuzz, on time wha (read: nonsensical); stretches of Hawkwind and the fuzz of Raw Power Stooges. Guitar solo to forget. Interestingly, however, the rest of the piece that produces from approximately 2:40 minutes in a groove where the fuzz disappears and is replaced by a space concept exasperated but effective. 'Song of Everything' brings some punk-hardcore (!) mood with modeled guitars almost space (usually sixties fuzz) added that end up soon in a groove down to the cellar of his grandfather. From the minute 3:00 we are back in a much more relaxed environment with synths, effects and background vocals that seem a random set. From about 8:00 minute you are back with fuzz guitars. Closes the platter 'I Write Letters Thousand (Pulp on Bone)' with relaxed synth (80 sound), the battery repeats the same fill for centuries, the guitar reminds Makoto Kawabata when he lost consciousness ... and so up to the end. An album with no rhyme or reason, any ideas scattered, poorly played.

Tracklist

1 Pads of Light        
2 Robot Stomp        
3 You Dream You See        
4 Song of Everything        
5 I Write a Thousand Letters (Pulp on Bone)

50/100